Ha attraversato la storia italiana con grazia, coltivando profondi legami di amicizia, ben oltre il rapporto professionale. Nella ‘squadra’ di Aldo Moro al Ministero degli Esteri, giovanissima e neoassunta dopo il concorso al Quirinale, testimone dei giorni tragici del rapimento. Poi alla Presidenza della Repubblica, prima all’ufficio stampa, poi alla segreteria personale del presidente Leone. E ancora: a fianco dell’amatissimo Sandro Pertini (la cui moglie Carla Voltolina è stata per lei una seconda madre), Cossiga ("quante litigate!"), passando poi al cerimoniale negli anni di Scalfaro e Ciampi con la cui signora, prossima ormai ai 103 anni, mantiene ancora oggi un rapporto affettuoso. Una carriera, quella di Albertina Gasparoni - torinese d’origine e pisana d’adozione (grazie alle nozze con Massimo Corevi, regista e autore, presidente dell’associazione Lungofiume) - che è fatta di soddisfazioni e incontri straordinari. Ma che è iniziata superando un enorme ostacolo: la violenza psicologica del patrigno. Per questo domani, quando riceverà il Premio Eccellenza Carriera Donna Dafne 2023 (ore 15, Sala Rino Ricci della Camera di Commercio) la dedica di Albertina Gasparoni sarà proprio a tutte le donne che hanno subito una qualsiasi forma di violenza.
"Quando avevo 10 anni il mio patrigno mi portava a vedere le operaie fuori dalla fabbrica, mi diceva: ‘Guarda: hanno le unghie nere’. Per lui, che mi voleva mandare in collegio oppure a lavorare, ero la causa di tutte le incomprensioni in famiglia. Non mi ha permesso di studiare, mi ha bloccata. È solo a 40 anni che mi sono diplomata in Ragioneria per poter riconoscere anche dal punto di vista amministrativo le mansioni superiori che ormai svolgevo da tempo"
". La storia di Albertina è, infatti, una storia di luce oltre il tunnel. Le lingue straniere sono state la sua salvezza: il tedesco, l’inglese, un po’ di francese. Tutto da sola. Grazie a quelle prime esperienze tra traduzioni e commercio con l’estero, sognando viaggi lontani, Albertina ha sostenuto il concorso al Ministero. Era il 1970. L’inizio di tutto. "I ricordi e le emozioni dei miei anni romani sono sempre vive - racconta - Quando sono arrivata al Quirinale ero giovanissima, felice di poter dare a mia madre finalmente una sicurezza. Ero consapevole di stare attraversando la storia? Sì, ci sono stati tanti episodi e momenti anche drammatici. Ricordo ancora lo choc di una presunta telefonata delle Brigate Rosse che rivendicava il rapimento del Magistrato Mario Sossi… Come ricordo l’incontro con Carla Pertini, a 5 anni dalla morte del presidente. Da lì in poi è nato un rapporto bellissimo, di fiducia e condivisione. La domenica veniva spesso a pranzo a casa nostra, andavamo a teatro, al cinema". Rapporti umani, di stima e affetto. "Ad un certo punto ho deciso, però, di lasciare il lavoro, spinta anche da mio marito. Ed è iniziata la mia vita a Pisa. Ho trascorso la mia primavera a Torino, l’estate a Roma, il mio autunno è qui. L’inverno? Chissà, ci sono ancora così tante cose da fare".
Francesca Bianchi