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La Spezia presenta un dossier per la candidatura a Capitale italiana della cultura, promuovendo inclusione e partecipazione.
Il dossier presentato per la candidatura della Spezia a ‘Capitale italiana della cultura’ è stato un grande lavoro di concerto portato avanti con oltre 70 soggetti tra associazioni, istituzioni e realtà del territorio di cui il sindaco Pierluigi Peracchini va molto orgoglioso.
Qual è il valore della cultura come strumento di inclusione e partecipazione? "In un mondo in bilico fra ‘postumano’ e ‘transumano’, con tutte le crisi che ne derivano e che sono sotto gli occhi di tutti, l’umano deve rimanere tale, e l’unica via è la cultura, per dirla alla Romano Guardini. Più cultura vuole dire più ricadute economiche, più socialità, più inclusività: il dossier che abbiamo presentato, ‘Una cultura come il mare’, è perfettamente in linea con l’Agenda 2030".
Quanto è stato importante il viaggio e quanto lo sarebbe raggiungere la meta? "È stato un bellissimo viaggio che ci ha permesso di costruire una rete ancora più feconda fra il Comune e tutte le associazioni e gli operatori culturali del territorio, e mi auguro che comunque vada, non finisca qui, perché al di là del dossier che ci costringeva a stare nelle sessanta pagine, le sinergie emerse sono talmente appassionanti che metteremo in cantiere altri progetti. Il traguardo lo abbiamo già tagliato due volte: una nel presentarci, l’altra nell’essere fra le prime dieci. Vincere sarebbe un sogno".
Quali sfide avete affrontato? "L’entusiasmo era talmente travolgente che in realtà, in cassaforte, abbiamo a oggi ben oltre i 33 progetti presentati: abbiamo idee progettuali da qui ai prossimi dieci anni".
Il progetto che le sta più a cuore? "Sicuramente ‘Giona’, quello che riguarda l’ex Fitram, da deposito ricco di storia a centro culturale".
Che benefici porterà questa candidatura ai cittadini, indipendentemente dall’esito? "Aver traguardato insieme a tutta la cittadinanza un orizzonte di futuro culturale per i prossimi dieci anni che, attraverso una valorizzazione straordinaria delle nostre strutture e dei nostri luoghi più caratteristici e identitari, avrà delle ricadute economiche importanti su tutto il territorio".
Se la città dovesse vincere, quali sarebbero le prime azioni da intraprendere? "Un evento per celebrare la vittoria, donato alla città, gratuito, magari un grande concerto. E poi attuare il piano di comunicazione previsto sul dossier, che diventa la nostra ‘road map’ fino al 2027, e ben oltre. Il 2027 sarebbe il nostro ‘anno’ da celebrare, ma celebreremo l’inizio di un percorso. Sarebbe l’eredità del mio mandato, scritta con i miei cittadini".
Osservando le motivazioni delle investiture delle precedenti ‘capitali della cultura’, si evidenzia il giusto equilibrio tra natura, cultura e tecnologia. La Spezia ha raggiunto la fusione di questi elementi? "Lo credo fortemente e infatti la parola chiave del dossier è il ‘mare’ come elemento comune fra appunto natura, cultura e tecnologia. Non solo, su questi tre elementi abbiamo già investito tantissimo con il progetto ‘La Spezia Green’, ottenendo brillanti risultati. Ora la sfida più grande è rappresentata dall’area Enel: noi ci siamo, con idee e fatti".
Soddisfatto del processo di partecipazione e di progettazione integrata messo in moto con la candidatura? "Moltissimo, perché è stata una vera e propria rivoluzione copernicana: è la prima volta che tutte le realtà culturali vengono coinvolte in modo attivo e messe in relazione con le più importanti dimensioni imprenditoriali del territorio".
La Spezia ha davvero una grande vivacità culturale? "Parlano i numeri: il trend è in crescita, la partecipazione ad ogni singolo evento è in aumento, per non parlare dei visitatori ai musei o agli spettatori del Teatro Civico. C’è poi interesse per la città che verrà con il waterfront. Della Spezia si parla a livello nazionale come di una città in cui ‘accadono le cose’. Le abbiamo messe in moto noi".
La Spezia non solo una destinazione culturale e turistica, ma anche un luogo dove si crea, si sperimenta e si produce cultura. È d’accordo? "Assolutamente, una fucina di idee che trovano ascolto da parte dell’amministrazione: penso anche solo al Teatro Civico, diventato da diversi anni anche centro di produzione, ma pure altre realtà del territorio spiccate a livello nazionale, come gli Scarti, o la nuova veste del Camec".
Forme tradizionali della cultura e sperimentazioni innovative: come avete gestito questo rapporto? "Un equilibrio orientato verso il risultato finale, presentare un dossier che fosse in grado di essere non solo competitivo, ma che trovasse anche una chiave di volta per vincere su tutte le altre candidature. Abbiamo valorizzato la nostra storia e la nostra identità coniugandole al futuro".
Ritiene positivo il panorama delle industrie culturali e creative sul territorio? "Certamente. E anzi, questa occasione ci ha dato il modo di conoscerle e approfondirle ancora, mettendole in rete con altre realtà culturali".
Infine, come immagina la città nei prossimi dieci anni? "Fusco diceva che Spezia cura l’anima dalla follia ma distrugge ogni ambizione. Io credo che continui ad essere un ristoro per l’anima, perché la nostra è veramente una perla sul mare, ma ora siamo diventati anche ambiziosi, perché siamo diventati finalmente orgogliosi di ciò che siamo".