Portato
dal destino, arrivato via mare, capace di vincere tutti i dubbi e lo scetticismo prima di diventare il "Padre della patria", il protettore dei lucchesi, un’icona di fede e di speranza. Il Volto Santo dei lucchesi gode di un’aura di leggenda e realtà, nato come simbolo della cristianità e del culto, ha ben presto superato ogni confine, divenendo il simbolo della lucchesità quando ancora la città, allora Comune, faticava a tenere unito il suo territorio di confine, sotto le spinte di pisani e fiorentini, imponendo ai paesi sottomessi e ai loro abitanti, oltre a vari gravami economici, anche il più odiato atto di sudditanza, la partecipazione alla processione del Volto Santo, in cui si riconosceva automaticamente l’autorità lucchese.
Un Volto Santo realizzato ad immagine e somiglianza di Gesù, tanto che, si racconta, non fu la mano dell’uomo, in questo caso del discepolo Simone, autore del Crocifisso, quanto quella del Signore, nelle vesti di un angelo, a dare un volto al Cristo morente sulla croce che aveva voluto raffigurare. Poi la persecuzione dei cristiani e la caccia e la distruzione di ogni oggetto di culto fino alla decisione di privarsene e di affidarlo al mare, collocandolo sopra una zattera e lasciando che fosse lo stesso destino a guidarlo e a portarlo in salvo. Passarono i giorni, superando il mare in burrasca e le onde, finchè quell’imbarcazione di fortuna approdò sulle coste di Luni, che allora si affacciava ancora sul mare, senza farsi avvicinare da alcun pescatore. Ogni volta che qualcuno tentava di salirci sopra, veniva respinto dalla forza delle onde. La curiosità del popolo su chi e cosa ci fosse a bordo aumentava, così come la paura di qualche maledizione.
Solo la fede poteva svelare quel mistero e per un disegno divino, a farlo non avrebbe potuto essere una persona qualunque ma il vescovo di Lucca, la diocesi toscana più grande, l’emblema di un popolo molto devoto. Fu l’angelo a portare il messaggio in sogno al vescovo di Lucca che, dopo una notte di tormenti, al mattino indisse tre giorni di preghiera e poi con un buon numero di fedeli, si incamminò a piedi verso Luni.
Al suo arrivo al porto, le acque si placarono e come d’incanto, il vescovo potè farsi scortare su quell’imbarcazione e prelevare il contenuto che gli era già stato anticipato in sogno. Il Signore aveva già scelto ma i lunensi reclamavano i loro diritti di proprietà, essendo stato "pescato" nelle loro acque. Fu così deciso di affidare nuovamente al destino la decisione a chi sarebbe spettato. Caricato su un carro trainato da due buoi, fu lasciata agli animali la scelta della direzione da prendere se verso la città delle cento chiese, oppure verso quella del famoso porto romano.
E i buoi e il destino scelsero nuovamente Lucca, incamminandosi verso quella direzione con buona pace dei lunensi che dovettero accontentarsi di una piccola parte di quel ricco bottino: un’ampolla del sangue del Cristo e una piccola parte della coroncina di spine che aveva cinto il capo a Gesù.
Un’identica parte toccò anche ai lucchesi che da allora le custodirono gelosamente nella o, dove per primo, fu ospitato il Simulacro.