La storia della Luminara. Gli esordi si perdono nella notte dei tempi

Non c’è una vera data di inizio, c’è però la certezza che la festa sia nata come evento puramente religioso ed espressione di devozione.

Sopra la processione ai tempi nostri e, a destra, negli anni settanta

Sopra la processione ai tempi nostri e, a destra, negli anni settanta

Si perde nella notte dei tempi i suoi esordi. Non c’è una vera data di inizio, c’è però la certezza che la festa e anche la Luminara siano nati come evento puramente religioso, come espressione di massima devozione del popolo lucchese, molto legato alla chiesa, al suo protettore. "Colpa" appunto della venuta prodigiosa del Volto Santo a Lucca e di tutti i miracoli legati alla sua figura che ne hanno amplificato la fama in tutto il mondo. Ma un re non poteva rimanere senza corona e i lucchesi vollero, nell’anno domini 1655, completare l’opera, donando al loro protettore, una corona d’oro e le vestigia dorate, al termine di una solenne cerimonia di incoronazione che solo i veri re potevano ricevere. Tante volte, i lucchesi avevano ringraziato il Volto Santo per averli salvati dalle guerre e dalle pestilenze, i mali del secolo, che si succedevano purtroppo con una certa frequenza, ma anche contro la siccità e le carestie, era il rimedio sempre auspicato.

Ogni volta, il popolo si radunava in preghiera per chiedere la grazia, ottenendo spesso il miracolo, facendo accrescere rapidamente la devozione dei lucchesi nei suoi confronti e la sua fama in tutto il mondo. Fu così che divenne naturale, nel corso dei secoli, che tutti, credenti e atei, gli riconoscessero questo ruolo di protettore dei lucchesi e della fede in generale, ottenendo che perfino papi e capi di stato, nel corso del tempo, si prostrassero ai suoi piedi in segno di grande rispetto. E per rendergli omaggio, i lucchesi si inventarono una grande processione di anime per la città nella giornata della vigilia, il 13 settembre, che fosse non solo una processione votiva ma anche un’occasione civile e supremo atto politico prima di diventare l’odierna festa mondana e di folklore all’insegna della trazione. Il potere dei tempi. "Accanto" al vescovo, anche se più indietro, nella seconda parte della processione, fu ammesso anche il politico più influente della città, il gonfaloniere o il sindaco di turno, circondato dalla sua corte. Una processione divisa in due parti, le due anime della città che sfilavano in mezzo alla folla, in ordine crescente di importanza per la parte religiosa e decrescente per quella politica per far sì che attorno al re dei lucchesi, al Crocifisso del Volto Santo, ci fossero le due autorità più importanti. Non doveva mancare nessuno e tutte le comunità soggette all’autorità della piccola Repubblica dovevano essere presenti. Non era possibile scegliere e solo per motivi gravi di salute si poteva essere esentati.

A dare solennità all’evento intervenne anche, già dal 1308, lo Statuto cittadino che dettò le norme con cui si sarebbe dovuta svolgere la Luminara, indicando perfino chi sarebbe dovuto sfilare prima e chi dopo, quali religiosi e istituzioni cristiane a precedere, in ordine di importanza, i sindaci delle varie comunità e la loro gente, ognuno portando la sua "croce", un cero votivo che, in epoche in cui la cera aveva un costo rilevante, rappresentava un grande gesto devozionale.

Quanto più alto era il valore della carica ricoperta o quanto maggiore era il numero dei suoi abitanti e quanto più alto e pesante doveva essere il cero. Fatto sta che nei secoli, il fumo sprigionato dalla grande quantità di ceri posti ai piedi del simulacro, rese quei legni e la "pelle" del Cristo particolarmente scura donandogli un aspetto orientaleggiante.