ADRIANO FABRIS*
Economia

"Etica dell'IA e regolamentazione: come affrontare le sfide dei nuovi sviluppi tecnologici"

Gli sviluppi tecnologici, come l'Intelligenza Artificiale generativa, suscitano timori e speranze. L'etica dell'IA e le regolamentazioni come l'AI Act sono cruciali per mantenere il controllo e orientare responsabilmente tali progressi.

Quando si parla di sviluppi tecnologici il rischio è quello di dire cose che, dopo poco, non saranno più valide. C’è una specie di obsolescenza, relativa non solo ai dispositivi che usiamo – programmati per non funzionare più dopo qualche anno dall’acquisto – ma anche alle idee che circolano riguardo a tali sviluppi. Oggi, per esempio, non si parla più di metaverso: un argomento che era di moda poco tempo fa. Adesso è invece l’ambito dell’Intelligenza Artificiale (IA) a suscitare speranze e paure. Soprattutto perché certe sue applicazioni sembrano poter cambiare radicalmente il nostro modo di essere al mondo. Non parlo unicamente di quei programmi e dispositivi – spesso piccoli robot, come il robot tagliaerba – che possono interagire con il loro ambiente operando con un certo grado di autonomia, cioè modificando le loro azioni a seconda degli input che ricevono dall’esterno. Mi riferisco in particolare a tutto ciò che fa uso della cosiddetta intelligenza artificiale generativa: una specifica articolazione dell’intelligenza artificiale generale. Qui l’uso di algoritmi è finalizzato a generare contenuti, come ad esempio testi, immagini, suoni. GPT (Generative Pre-trained Transformer) è uno degli algoritmi generativi più famosi. Si tratta di un modello d’intelligenza artificiale generativa linguistica sviluppato dall’azienda Open AI. La sua fama è dovuta al fatto che una sua versione conversazionale – Chat GPT – è stata rilasciata pubblicamente e gratuitamente tempo fa allo scopo di “addestrare” il programma, vale a dire per far sì che, grazie all’interazione con gli utenti, esso venisse sempre più perfezionato. Ma esistono anche altri programmi simili che si stanno sempre più diffondendo, collegati ad esempio ai motori di ricerca, e che fra breve troveremo installati sui nostri smartphone. Come dicevo, di fronte a questi sviluppi tecnologici l’opinione pubblica reagisce per lo più o con timore o con un atto di ottimistico affidamento. Il timore è rivolto alle conseguenze sociali dell’uso di certi programmi e di certi dispositivi. Pensiamo ad esempio alle importanti trasformazioni nel mondo del lavoro che tale uso sta già comportando. L’affidamento è suscitato dalle grandi prestazioni che essi hanno ormai raggiunto, dei risultati che ottengono e dell’efficienza che garantiscono. Pensiamo al fatto che proprio i programmi di IA generativa sembrano esprimere una sorta di “creatività”: la capacità cioè di sviluppare contenuti nuovi, in forme in qualche modo pure nuove, a partire da un bagaglio di nozioni già posseduto (o magari attinto dal web). Ciò richiede da parte nostra che impariamo a fare le scelte giuste. Ciò necessita che capiamo come muoverci in una nuova realtà, nella quale ad agire non sono più solamente gli esseri umani.

Un approccio etico, quello dell’etica dell’IA, può aiutarci a farlo. Esso offre una riflessione e una serie di indicazioni concrete riguardo al nostro rapporto con i programmi e i dispositivi tecnologici, cercando di mettere l’essere umano sempre al centro, cercando di fare in modo che venga mantenuto il controllo degli agenti artificiali, cercando di far sì che tali agenti affianchino e migliorino, non già sostituiscano, le nostre azioni. Nella stessa direzione, d’altronde, si è mossa l’Unione Europea, che ha appena varato una dettagliata regolamentazione, il cosiddetto “AI Act”, allo scopo di classificare, prevedere e limitare i rischi connessi all’uso di certi apparati. E anche gli Stati Uniti e la Cina hanno fatto lo stesso. Questo, insomma, è ciò su cui dobbiamo riflettere per affrontare in maniera adeguata le sfide che gli sviluppi tecnologici comportano. Questo è il modo in cui tali sviluppi possono venire orientati responsabilmente. Questo, anche, è ciò di cui parleremo al Festival della Robotica.

* Ordinario di Filosofia Morale Unipi