Si chiama ‘AlterEgo’ e sarà una delle star della terza edizione del Festival della Robotica. È un robot teleoperato, ovvero comandato a distanza, nato dalla collaborazione tra il Centro ‘Enrico Piaggio’ e l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit). Il robottino ha già un curriculum invidiabile: nel 2022 ha corso nella sfida mondiale per gli avatar robotici negli Stati Uniti l’ ‘Ana Avatar X Prize’ e si è classificato primo in Italia e ottavo al mondo. A presentarlo è lo scienziato Antonio Bicchi, professore al Centro ‘Enrico Piaggio’ dell’Università di Pisa e ricercatore senior all’Iit, che interverrà al festival divulgando al pubblico le innovazioni nel campo della robotica protesica, assistiva e robotica per i servizi alle persone.
Partiamo da AlterEgo, quali sono le sue peculiarità?
"E’ semi-antropomorfo dotato di una parte superiore del corpo umanoide e di una piattaforma mobile su due ruote. Grazie a visori e joystick, l’operatore riesce a vedere attraverso gli occhi del robot e a utilizzarne il corpo".
È un robottino in grado di abbattere le frontiere?
"Decisamente sì. È un modello molto avanzato in grado di aiutare una persona nello svolgimento di attività quotidiane a distanza, da remoto. Al contempo, può muoversi in un edificio dove ci sono stati dei crolli o in situazioni di pericolo, effettuando una ispezione visiva dei locali per metterli in sicurezza. Lo abbiamo utilizzato per cambiare delle schede elettroniche di un impianto, per entrare in edifici collassati da un terremoto oppure anche in versione sottomarina per ritrovare reperti archeologici".
Diceva che può svolgere attività quotidiane, per esempio?
"In ambito domestico è in grado di effettuare piccoli compiti di routine come, per esempio, aprire la porta al postino oppure dare da mangiare al gatto".
Quale sarà il passo successivo?
"C’è molto da fare in termini di apprendimento del robot. Questa è una parte fondamentale del suo sviluppo. Stiamo lavorando in questo ambito per renderlo sempre più autonomo: un giorno sarà in grado di apprendere un insegnamento (come dare da mangiare al gatto, per esempio) e riprodurre la stessa azione in modo autonomo".
Al festival parlerà anche di protesi di ultima generazione, quali sono le novità in questo campo?
"La protesi di una mano che abbiamo realizzato è attualmente in uso per un test di tipo avanzato nella prestigiosa clinica statunitense Mayo Clinic".
Che tipo di test stanno facendo?
"Il test è in corso su 30 pazienti, una validazione sul campo molto approfondita. La protesi di ultima generazione può generare diversi movimenti della mano che è morbida e beneficia di un alto grado di sensibilità tattile nella interazione con il corpo della persona ma anche con altri corpi".
E come sta andando?
"I primi dati sono molto incoraggianti perché la protesi sembra essere efficiente nelle operazioni, che sono semplificate, e molto naturale al tatto".
E per quanto riguarda l’arto inferiore?
"Stiamo lavorando a un nuovo prototipo di protesi del piede adattabile a superfici diverse, ma siamo soltanto agli inizi. Rispetto a quelle che esistono già in commercio è un modello avveniristico che potrà fare la differenza offrendo maggiore stabilità alla persona".
Ilaria Vallerini