C’è stato un tempo in cui i bagni al mare erano roba da ricchi, non per il relax o per il tempo libero, ma per scopi terapeutici. Il litorale si presentava come un susseguirsi di dune arricchite dalla classica vegetazione mediterranea, prima della ’colonizzazione’ degli ombrelloni nel primo e nel secondo dopoguerra, per arrivare alla ’forestazione’ degli ultimi decenni. C’erano ancora gli estensi quando nel 1834 un avviso del direttore provinciale del Buon Governo impose la pubblica decenza sia nei bagni al mare che nei fiumi, regolamentando per genere gli spazi dell’arenile. Così sulla spiaggia di Massa gli uomini potevano bagnarsi dalla batteria costiera del Brugiano alla strada del Bondano, mentre le donne dal Brugiano al Frigido. Sulla spiaggia di Avenza gli uomini si bagnavano dalla batteria costiera alla foce del Carrione, mentre le donne da questa foce all’inizio delle macchie camerali, più a ovest. Nei fiumi qualche bagno era ammesso lungo un tratto del Frigido, nessuno nel Carrione, ma per i carraresi ci si poteva bagnare nel torrente Gragnana, ritenuto più salubre. In tutti gli arenili era comunque vietato il bagno ai minori di 12 anni non accompagnati da adulti. Per i contravventori c’era il carcere, con i padri che ne rispondevano per i figli. Nel 1855 l’età dei fanciulli liberi di bagnarsi senza il controllo degli adulti si alzò a 13 anni, ma restava confermato il divieto di promiscuità di genere.
Nello stesso anno, il Ministero del Buon Governo dello stato estense dispose che a Massa gli uomini potessero fare il bagno dal capannone di Finanza al Brugiano, mentre le donne dal fortino di levante al Frigido. A Montignoso gli uomini potevano bagnarsi da metà della macchia Salvioni alla foce, mentre le donne dal termine comunale fino alla foce del Campaccio. Sulla spiaggia di Avenza agli uomini era riservato l’arenile a ponente della strada ferrata, mentre le donne dovevano stare a levante della stessa strada ferrata: comunque, ciascun sesso a mezzo miglio dal pontile che ospita i binari, corrispondente all’attuale Club Nautico.
Su tutto il litorale apuano i bagni erano vietati la mattina prima della perlustrazione sanitaria e dopo l’Ave Maria della sera. E’ del 1846 la costruzione di un battello cabinato da ancorare nei pressi della costa per permettere ai sovrani di bagnarsi e prendere il sole, sottraendosi alla vista dei sudditi. Realizzato alla Marina per poi essere spostato nei pressi del Brugiano, il battello era dotato di scalette per la discesa e di ripiani bassi per immergersi in acqua. Divise per genere e ben separate, con cabine su palafitte, la rotonda di Dodan è probabilmente la prima costruzione che somiglia a un bagno, nata negli anni ’70 dell’800 e posta a levante del pontile caricatore Walton. Poi arrivò il Nettuno, sempre su palafitte e sempre a levante del pontile, più o meno dove oggi finisce il viale XX settembre, per poi spostarsi ad ovest negli anni ’20, dopo essere stato devastato da una violenta mareggiata. A fine ‘800 nascono i bagni Elia (prima nella zona di levante, per poi trasferirsi a ponente a inizio ‘900) e nel primo dopoguerra gli altri. Chi a levante, chi a ponente del pontile Walton, ma tutti andarono a ponente quando prese corpo il porto e nel 1937 venne disposto lo smantellamento di tutte le strutture all’interno di esso. E negli spazi dell’arenile rimasti liberi a ovest del porto, altri stabilimenti nacquero nell’immediato secondo dopoguerra con il tram che agevolava lo spostamento al mare dei carraresi meno abbienti. Con concessioni demaniali sorsero capanni in legno, prima orizzontali alla linea di costa, successivamente perpendicolari. Il mare e la spiaggia si trasformarono in fenomeno di massa, le antiche dune solo uno sbiadito ricordo.
Maurizio Munda