Guterres suona l’allarme sui ritardi "Obiettivi frenati da guerra e Covid Uno scatto per tornare a correre"

Enrico Giovannini, presidente Asvis: "Gli indicatori segnano un passo indietro di 4 anni verso i 17 SDGS. La governance per lo sviluppo sostenibile. Bene sull’economia circolare, male su povertà e diseguaglianze".

Guterres suona l’allarme sui ritardi "Obiettivi frenati da guerra e Covid Uno scatto per tornare a correre"

FIRENZE

Sono passati sette anni e mezzo dal varo dell’Agenda 2030 dell’ONU. Siamo a metà mandato di un’impresa titanica i cui risultati sono ancora molto distanti. Nonostante gli sforzi della rete di istituzioni per arrivare a uno sviluppo sostenibile, riassunti nell’ASviS, dal 2016 presieduta dall’ex ministro alle infrastrutture e mobilità sostenibile, Enrico Giovannini.

Qual è il suo giudizio sullo stato dell’arte sui 17 obiettivi?

"In termini globali, la valutazione espressa nel suo ultimo rapporto dal Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, è tutt’altro che positiva. La guerra e prima ancora la pandemia hanno inciso sull’aumento dei prezzi di materie prime ed energia, oltre che sulle difficoltà di approvvigionamento di grano e frumento. Spingendo il mondo all’indietro nella corsa agli obiettivi fissati dall’Agenda2030. Gli indicatori di povertà segnano una perdita di quattro anni dei progressi fatti. Energia rinnovabile, educazione, alimentazione: c’è un enorme lavoro da fare sia per progredire che per recuperare il terreno perduto".

In Italia il quadro è lo stesso?

"Gli indicatori elaborati dall’ASviS a dimostrarnoe come il nostro Paese non sia un’eccezione: dal 2015 ci sono stati degli avanzamenti in alcune aree seguiti da arretramenti".

Ha ancora senso parlare di 2030 come scadenza?

"Sarà sostanzialmente impossibile raggiungere tutti gli Oobiettivi entro il 2030. Ma questo non significa mollare, anzi: ci sono risultati significativi da sottolineare. La commissione von der Leyen ha preso molto seriamente l’Agenda2030, nominando i singoli commissari responsabili dell’ottenimento degli obiettivi. Il semestre europeo, con DEF e leggi di bilancio, avrebbe dovuto ruotare intorno all’Agenda ONU. Le decisioni prese a partire dal 2019 e lo stesso Next Generation EU rappresentano passi importanti verso la transizione ecologica, così come per la lotta alla diseguaglianza. L’Italia si è data alcune regole per orientare le politiche verso la sostenibilità, ma si dovrebbe fare molto di più".

Gli Obiettivi vicini e lontani?

"Sicuramente sul numero 12, che riguarda l’economia circolare, l’Italia si è mossa in modo più efficace, migliorando la competitività internazionale delle nostre imprese. Abbiamo investito sulle rinnovabili, anche se troppo poco, ma il PNRR ci permetterà di accelerare. Povertà e diseguaglianze e tutela degli ecosistemi sono obiettivi oggetto di scarsi investimenti e di politiche tutt’altro che coerenti. Vedremo: a tale proposito, la riforma del reddito di cittadinanza , sul quale l’ASviS ha espresso le proprie proposte per raggiungere ogni tipo di povertà. Il maggiore dei problemi è il non essersi dati una governance efficace affinché ogni decisione venga presa con l’Agenda 2030 in mente: una nuova strategia nazionale di Sviluppo sostenibile è pronta, il governo deve solo approvarla. Così come deve approvare il Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, che deve essere finanziato adeguatamente. Per ora non c’è un euro".