Consigliere comunale e sindaco di Massa, organizzatore, propagandista, militante aperto allo scambio con le giovani generazioni. E’ Francesco Betti, uno dei primi amministratori socialisti di Massa nei primi due decenni del ‘900, un socialista di quelli alla vecchia maniera, che crede nelle idee senza fanatismi, con fede profonda nei valori del socialismo, in un territorio dove all’epoca c’era un robusto movimento anarchico e un movimento repubblicano con un notevole peso politico. Proveniente da una famiglia di estrazione borghese impegnata nell’attività amministrativa e che aveva partecipato attivamente anche all’indipendenza nazionale (il nonno Cesare, avvocato, a Massa era stato uno degli animatori della Società Nazionale; mentre a inizio ‘900 il padre Cesare e lo zio Alfredo siedono nel consiglio comunale, rispettivamente con i socialisti e con i monarchici moderati), Francesco Betti entra nella vita politica nel 1903 all’età di 33 anni (era nato nel 1870), in occasione delle elezioni amministrative, eletto consigliere in una lista di socialisti dissidenti. Laureato in giurisprudenza, è direttore del giornale socialista La Battaglia, siede con continuità nel consiglio comunale e dal 1915 al 1919 è sindaco (carica in precedenza ricoperta dal fratello Marcello, dal 1912) e nel dicembre 1919 è eletto deputato del Regno nella 25esima legislatura, ma solo per un paio di mesi perché muore nel febbraio 1920.
Il suo rapporto con la locale federazione socialista è di quelli tormentati e spesso insofferenti (tra dimissioni e rientri), mentre in consiglio persegue la ricerca dell’efficienza economica, la tutela delle classi povere, la lotta agli atteggiamenti clientelari, il passaggio allo Stato delle funzioni al tempo esercitate dagli istituti religiosi. Rieletto nel 1907, Betti è fortemente impegnato per la riforma dell’imposta di famiglia (che diventa progressiva), per l’abolizione dell’imposta su grani e uve, per completare l’illuminazione pubblica e per il servizio telefonico, per la costruzione di scuole a Mirteto, Forno e Marina, per la costruzione di fonti nelle frazioni e per un nuovo acquedotto, per la costruzione di un tratto del lungomare. Nel 1911 è contrario alla guerra di Libia che definisce “moralmente inaccettabile”. Le politiche del 1913 lo consacrano leader, grazie alla vittoria in città sul repubblicano Eugenio Chiesa. E’ anche eletto consigliere provinciale e ricopre la carica di vice presidente della Deputazione Provinciale.
Maurizio Munda