Le colonie, ’guardiane’ del litorale. Antichi centri per curare le malattie

Le maxi strutture, un tempo utilizzate, potrebbero aiutare il turismo al cambio di passo definitivo

Le colonie, ’guardiane’ del litorale. Antichi centri per curare le malattie

Un patrimonio immenso, non solo edile ma anche storico, un pezzo di memoria del litorale apuano dove il clima è stato sempre un valore aggiunto. Le colonie marine di un tempo, che ancora oggi, seppure in gran parte disastrate se non addirittura pericolanti, sono una caratteristica di questa manciata di chilometri di costa dove il mar Ligure si tuffa nel Tirreno. Alcune hanno un progetto di rilancio da parte dell’amministrazione massese, come l’ex Ugo Pisa, altre no. Tanti gli edifici nati in riva al mare che oggi presentiamo tutte insieme e che nelle prossime puntate saranno raccontate una per una: da un censimento ne risultano addirittura 27, di cui 12 nati nel Ventennio.

Un po’ perché danneggiate dagli eventi bellici, un po’ per incuria e abbandono, oggi sono un monumento alla indifferenza di tanti decenni. Molte nascono come luoghi di cura della tubercolosi per poi trasformarsi nel Fascismo in colonie marine per l’infanzia, edifici di accoglienza per bambini, per “costruire salute”, per dare loro l’opportunità di un soggiorno al mare, che altrimenti non potrebbero avere in virtù delle non agiate condizioni economiche delle famiglie.

Sono caratterizzate da strutture semplici e funzionali, colore bianco, ampi spazi comuni. Grazie alle iniziative dello Stato o delle grandi industrie del nord Italia, negli anni ’20 del ‘900 sono costruite importanti strutture, in prevalenza sul litorale di Marina di Massa: la Edoardo Agnelli, meglio conosciuta come Torre Fiat (ex Colonia Torre Balilla), la colonia Torino (ex Colonia XXVIII ottobre), la Ugo Pisa, la Ettore Motta, la Olivetti (a Marina di Massa e a Marinella di Sarzana), la Monte dei Paschi, la Don Bosco, la Vercelli a Marina di Carrara (meglio conosciuta come campo profughi).

Nel 1946 alcune colonie ospitano i profughi istriani e dalmati in seguito alla diaspora imposta da Tito, mentre nel 1951 ospitano oltre 3000 profughi della alluvione del Polesine. La più nota (e ancora oggi pienamente funzionate come centro vacanze) è la ex torre Fiat, un grattacielo di 52 metri (e 25 di diametro, 17 piani per 800 bambini), originale costruzione ad elica interna, che si erge dalla spiaggia, visibile da tutto il litorale, simbolo di un’epoca che non c’è più.

Periodicamente le ormai ex colonie tornano alla ribalta: alcuni studi, qualche pubblicazione, un progetto che ne prevede un qualche recupero, ma loro sono ancora là, testimoni di un tempo che fu, a ricordare un litorale apprezzato ma non sempre opportunamente valorizzato.

Maurizio Munda