Malaspina, tra fascino e strategia Un castello e molte dinastie in lotta per primeggiare sulla costa apuana

L’interno conserva alcuni affreschi attribuiti a Bernardino del Castelletto, emigrato intorno al 1480. L’imponente costruzione è stata anche carcere fino al secondo dopoguerra, ospitando 140 detenuti.

Malaspina, tra fascino e strategia Un castello e molte dinastie in lotta per primeggiare sulla costa apuana

Il suo inconfondibile contorno domina la città dall’alto, le sue pietre narrano una storia lunga secoli, che inizia da una torre fortificata e che tra Medioevo e Rinascimento diventa una dimora grazie ai molti ampliamenti che ne caratterizzano le sue vicende. Nelle sue stanze risuonano gli echi dei sovrani che vi hanno dimorato mentre intorno nasceva il borgo murato a difesa degli abitanti della valle circostante, sempre in balia delle incursioni piratesche della costa. E’ il castello Malaspina, uno dei due gioielli della città di Massa (l’altro è il palazzo Ducale, in centro), ma oggi del primo castellun romano non resta più nulla, così come della costruzione degli Obertenghi (la famiglia di origine longobarda che ha regnato in queste terre intorno all’anno mille), distrutta dalla dominazione lucchese.

Tutto inizia con una fortificazione sulla collina che domina le poche case del piano e la via pedemontana che, a causa del progressivo impaludamento dell’antica via romana Emilia Scauri, l’aveva sostituita.

Scopo della costruzione è il controllo della pianura e della costa. Il primo documento scritto risale al 1164 quando l’imperatore Federico I conferma a Obizzo Malaspina la quarta parte del castello (le altre tre sono per gli Estensi, i Pallavicino e gli Adalbertini) e della corte (il territorio che giuridicamente dipende dal castello), una definizione piuttosto generosa perché molto probabilmente all’epoca il maniero era costituito da una modesta struttura fortificata composta da una torre di avvistamento circondata da una palizzata. I Malaspina subentrano agli Obertenghi, ma a loro volta lo cedono ai Castracani di Lucca nel XIV secolo: una costruzione con poche stanze, una torre per avvistamenti con accanto un mulino e una cisterna.

Quindi arrivano i pisani, ancora i lucchesi, i fiorentini, fino ai Malaspina di Fosdinovo che tra il 1400 e il 1600 ne fanno una residenza. Sono questi ultimi a dare il via ad una serie di trasformazioni che fanno del castello un palazzo rinascimentale, per poi diventare nuovamente di importanza strategica e militare quando con Alberico I Cybo-Malaspina, il baricentro della città si sposta dal borgo murato alla pianura, con la edificazione di Massa Nova a partire dal 1557.

Quindi il castello assume la funzione di carcere fino al secondo dopoguerra (qui vengono prelevati gli oltre 140 detenuti che nel 1944 sono trucidati alle fosse del Frigido), per finire ad ergersi a luogo di cultura, testimone di un passato travagliato ma importante. Oggi il castello si mostra nella sua imponenza: dalla cinta muraria che ha protetto il palazzo del marchese, al mastio. Camminamenti, qualche merlatura, il cortile delle cannoniere e quello rinascimentale, il piano nobile, stanze e saloni, una cappella. L’interno conserva alcuni affreschi attribuiti a Bernardino del Castelletto, un pittore di origine milanese emigrato all’ombra delle Apuane intorno al 1480.

Maurizio Munda