Storie di maree, erosioni e correnti. Una costa in costante evoluzione

Nel corso dell’ultima glaciazione il livello del Tirreno era un centinaio di metri sotto all’attuale. La spiaggia raggiunge il castello di Avenza nel XIII secolo, fino ad arrivare al fortino nel 1821.

Storie di maree, erosioni e correnti. Una costa in costante evoluzione

Sabbia che va, sabbia che viene, spiagge che ballano, un litorale dal fondale instabile. E’ la costa che si specchia nelle acque dell’alto Tirreno, all’ombra delle Apuane, caratterizzata da una sabbia molto fine e pregiata, che ha fatto la fortuna di alcuni, che fa imprecare altri. E’ una storia di millenni, di erosioni e di accrescimenti, di correnti marine, di fiumi che portano al mare sedimenti, di venti che spingono sabbie verso la costa, ma anche di acque che salgono, di spiagge che spariscono.

Per millenni i grandi fiumi della Toscana settentrionale (Magra, Serchio e Arno) hanno trascinato al mare sabbie e detriti che, mescolati dalle correnti, si sono adagiati sui fondali mentre i più fini hanno raggiunto la costa. Nel corso dell’ultima glaciazione di 30mila anni fa, il livello del mare è di un centinaio di metri al di sotto dell’attuale, ma è stato riscontrato che in epoca romana il mare è salito, arrivando ad un metro dal livello attuale. Dal medioevo si registrano gli accrescimenti della costa più consistenti: nel XIII secolo la spiaggia è vicina al castello di Avenza, nel 1821 è nei pressi del fortino (oggi non più esistente ma collocato nel luogo dove sono le pinete a levante di Marina di Carrara), e sempre nel XIX secolo, nei pressi del pontile Walton, la spiaggia cresce di una novantina di metri in 54 anni.

E’ stato calcolato che l’avanzamento più consistente sia avvenuto nel XVI secolo, ma la massima estensione avviene a metà del XIX secolo. Tra il 1538 e il 1838 l’avanzamento stimato è di un paio di metri l’anno. Da quel momento inizia una fase di sostanziale equilibrio, con tratti in accrescimento e altri in contrazione.

Responsabili di questa situazione sono i drift (termine ripreso dai depositi morenici di fondo valle trasportati dai ghiacciai), le correnti marine di deriva del materiale che agiscono entro la distanza di un chilometro dalla riva. E diverse sono le correnti: ci sono quelle che vanno verso nord e quelle che vanno a sud, quelle al largo e quelle a ridosso della costa, ma tutte hanno responsabilità nella definizione della costa e dei fondali. Il più consistente è il drift distale che interessa la costa dal Magra al Cinquale con direzione nord-sud; ma c’è anche il drift distale attenuato che è presente davanti a Forte dei Marmi. Entrambi agiscono tra i 5 e i 10 metri di profondità.

Più vicini alla riva agiscono i drift prossimali, nell’imminenza della costa, tra la battigia e i 5 metri di profondità, che hanno direzione nord- sud a Fiumaretta e tra Ronchi e Forte dei Marmi, mentre hanno direzione sud-nord davanti Marina di Massa e Marinella di Sarzana. Ma ad operare sulla costa non ci sono solo le correnti marine: se queste lavorano in mare, all’asciutto lavorano i venti che muovendo le sabbie asciutte hanno creato le dune, poi colonizzate dalla vegetazione. Ma questo ormai è solo uno sbiadito ricordo.

Maurizio Munda