ROSSELLA CONTE
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Festività

Cospe: 40 anni di lotta per i diritti umani e la parità di genere

Cospe celebra 40 anni di impegno per i diritti umani e la parità di genere, con iniziative in 22 paesi e un documentario su Zaynab.

Operatrici Cospe che lavorano in Senegal

Operatrici Cospe che lavorano in Senegal

di Rossella Conte

FIRENZE

"La battaglia per la libertà e la parità è globale". Ne è convinta Anna Meli, presidente di Cospe-Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti, associazione che promuove il dialogo fra persone e popoli e lavora per la costruzione di un mondo in cui la diversità sia considerata un valore.

Cospe opera da oltre 40 anni in diversi paesi. Quali i principali ambiti di intervento?

"Cospe nasce nel 1983 e oggi opera in 22 paesi, occupandosi di cooperazione e solidarietà internazionale. Le attività si concentrano su tre macro-aree: diritti umani e migrazioni, transizione ecologica, economia della cura e sostegno alle donne".

Uno dei principali obiettivi è quello di combattere le disuguaglianze. Come operate?

"Per esempio, cerchiamo di affrontare il fenomeno migratorio sostenendo le persone nei paesi di origine, transito e al loro eventuale arrivo in Italia, con un’attenzione particolare alle donne e ai minori. Lavoriamo inoltre per sensibilizzare sulla parità di genere e contrastare il sessismo e il razzismo con iniziative nelle scuole e, da quest’anno, anche nelle aziende del territorio fiorentino con un programma pensato per promuovere ambienti di lavoro più sereni".

Qual è il significato del documentario dedicato alla calciatrice afghana Zaynab?

"La serata del 7 marzo è stata molto importante per ricordare la situazione drammatica delle donne in Afghanistan, ma anche per celebrare il loro coraggio. La storia di Zaynab e delle altre calciatrici della squadra di Herat, costrette a fuggire dai talebani, è simbolo di una battaglia più ampia per i diritti e la libertà. Attraverso il racconto in presa diretta e i flashback nel recente passato dell’Afghanistan, il documentario, realizzato da Stefano Liberti e Mario Poeta col contributo di PQE Group, mostra come lo sport possa diventare strumento di resistenza ed emancipazione anche in contesti oppressivi".

In Afghanistan oggi le donne vedono negati diritti fondamentali. Cosa può fare la comunità internazionale?

"L’impegno su questo fronte è costante: collaboriamo con organizzazioni locali, portiamo avanti campagne di sensibilizzazione e continuiamo a raccontare storie come quella di Zaynab per non lasciare che l’Afghanistan scompaia dai radar dell’opinione pubblica. Ogni giorno le donne afghane sono esposte a violenze, private del diritto all’istruzione e della libertà di esprimersi. È fondamentale che la comunità internazionale continui a monitorare la situazione, sostenga chi lavora per i diritti umani e non riconosca governi che calpestano la dignità delle persone".

Oltre alla proiezione del documentario, Cospe ha organizzato un’altra iniziativa per l’8 marzo: la mostra “Creadoras de Futuro”. Di cosa si tratta?

"Si tratta di un’esposizione fotografica di Pietro Paolini, allestita nel foyer del Teatro del Sale a Firenze e visitabile fino al 9 marzo. La mostra racconta il ruolo delle donne nella sostenibilità alimentare in Ecuador, attraverso 13 ritratti e brevi video accessibili tramite QR code. È un omaggio alle donne che, coltivando la terra, coltivano anche speranza, equità ed emancipazione, sfidando le disuguaglianze di genere e proteggendo le risorse naturali. È un progetto che mette in luce storie di dedizione e resistenza, sottolineando il legame profondo tra le donne, il lavoro e la comunità".

Qual è il messaggio che Cospe lancia in questa giornata?

"L’8 marzo è una giornata simbolica, ma i diritti delle donne vanno difesi ogni giorno. Le storie che raccontiamo, dall’Afghanistan all’Ecuador, dimostrano che la battaglia per la libertà e la parità è globale. Vogliamo ribadire che il cambiamento è possibile solo con l’impegno collettivo: serve un’azione concreta da parte di istituzioni, aziende, società"