Eugenio Giani*
FIRENZE
E’ ormai un appuntamento fisso nel nostro calendario, il nostro modo per salutare tutti gli anni l’estate. Ma è anche molto di più: un benvenuto a tutti coloro che la Toscana si appresta di nuovo a ospitare e un dono che i toscani fanno a se stessi, concedendosi nuove possibilità di scoperta.
E se quest’ultimo è sempre stato un aspetto importante, lo è ancora in più in questa edizione numero dodici di Arcobaleno d’estate, che abbiamo voluto dedicare alla Toscana diffusa. Dico, diciamo Toscana, ma in realtà dovremmo poter impiegare il plurale e parlare di Toscane, tante sono le qualità e le identità della Toscana, una regione che come poche altre può farsi forza della varietà delle sue proposte.
Una regione che, proprio nel concetto di Toscana diffusa, si presenta come fonte inesauribile di sorpresa. Non solo per chi viene da fuori, perché anche noi toscani difficilmente potremo affermare un giorno di averla visitata e conosciuta tutta. E prima ancora che un concetto la Toscana diffusa è un principio, vorrei dire un orizzonte ideale, a cui l’attuale legislatura regionale ha voluto ancorarsi fin dai suoi primi passi. Non solo nell’ambito delle politiche per il turismo, ma nei più diversi terreni di intervento, si trattasse di migliorare le infrastrutture di collegamento, di valorizzare risorse ambientali o culturali, oppure di incentivare il ripopolamento di territori montani e marginali.
Questa è la filosofia che sta dietro a una manifestazione come Arcobaleno d’estate, che come sempre ci propone un fitto calendario di spettacoli e degustazioni di prodotti tipici, visite guidate, esperienze culturali e a contatto con la natura, ma si caratterizza anche come un invito a sperimentare ciò che della Toscana è meno scontato e meno frequentato.
È la Toscana di una moltitudine di piccoli borghi che ci possono sedurre non meno delle grandi città d’arte, e anzi regalarci un’esperienza di lentezza e quiete di cui oggi abbiamo ancora più bisogno. È la Toscana rurale di cui ben diceva un geografo ed esperto di paesaggio rurali come Henry Desplanques: "La campagna toscana è stata costruita come un’opera d’arte da un popolo raffinato, quello stesso che ordinava nel ‘400 ai suoi pittori dipinti ed affreschi: è questa la caratteristica, il tratto principale calato nel corso dei secoli nel disegno dei campi, nell’architettura delle case toscane. È incredibile come questa gente si sia costruita i suoi paesaggi rurali come se non avesse altra preoccupazione che la bellezza".
Bellezza e cura dei luoghi che ci arrivano davvero dalla storia più remota, dalle nostre grandi civiltà del passato, dal tempo degli etruschi come dal tempo delle opere e del pensiero del Rinascimento. Come tutte le edizioni Arcobaleno d’Estate è una festa che si rivolge a chi, toscano e non, rifugge alla logica del turismo mordi e fuggi per poi apprezzare esperienze autentiche e talvolta inattese. A chi mette in gioco disponibilità alla sorpresa e curiosità, per ritrovare quelle sensazioni in grado di abbracciare tempi diversi di cui parlava un grande toscano come Curzio Malaparte: "la Toscana è paesaggio magico dove tutto è gentile intorno, tutto è antico e nuovo".
Un mescolarsi di antico e nuovo che è anche il segreto del successo di Arcobaleno d’estate, progetto capace ogni anno di essere fedele a se stesso e allo stesso tempo di rinnovarsi ogni volta. Sono convinto che dietro questa festa ci siano motivi e intenti che vanno ben oltre la stessa festa. In questo modo andiamo incontro a bisogni profondi, sempre più diffusi, che riguardano i modi di vita anche fuori dalle dimensioni della vacanza e del viaggio.
Per questo voglio ringraziare tutti coloro che stanno contribuendo all’ideazione e alla realizzazione di questo progetto e che stanno lavorando alla sua riuscita, in tutti gli appuntamenti e i luoghi che fanno parte della sua proposta in questo 2024.
*Presidente
della Regione Toscana