Uil Toscana apre sportello di ascolto per mobbing e stalking

La Uil Toscana inaugura uno sportello per affrontare mobbing e stalking, in risposta all'aumento di violenze e femminicidi.

Paolo Fantappiè. , segretario generale della Uil Toscana

Paolo Fantappiè. , segretario generale della Uil Toscana

FIRENZE "Lavoriamo e lavoriamo. Teniamo alta l’attenzione. E infatti abbiamo aperto uno sportello di ascolto per mobbing e stalking". Così la Uil in Toscana si approccia all’8 marzo, analizzando le tematiche più calde in una fase in cui i femminicidi, purtroppo, non tendono a calare e praticamente ogni giorno ci sono casi di violenze fisiche o psicologiche. In particolare all’interno delle mura domestiche, ma pure sul posto di lavoro. Ne parliamo con il segretario generale della Uil Toscana, Paolo Fantappiè.

Perché avete deciso di aprire lo sportello? "Perché siamo preoccupati dall’aumento di violenze e femminicidi. Dal 2006 al 2022 ci sono state 132 femminicidi. E ancora abbiamo denunce, vediamo molte donne preoccupate. Vogliamo cercare di dare un contributo e lo facciamo con un aiuto sindacale: vorremmo andare anche nelle scuole per spiegare fin da subito che rapporto si deve tenere con l’altro sesso. E vorremmo spiegare il rispetto della persona umana".

Dal punto di vista occupazionale quali segnali avete raccolto dal punto di osservazione del sindacato? "I dati sono un po’ peggiorati anche se la media della Toscana, dal punto di vista lavorativo resta fortunatamente sempre più alta rispetto ad altre regioni italiane. Però non è importante solo il dato in sé, se poi all’interno della percentuale rientrano persone che lavorano con stipendi inadeguati. A volte parliamo di stipendi davvero bassi, è inaccettabile. Serve fare qualcosa. Molte volte le donne non vengono valorizzate come dovrebbero: per competenze, mansioni, attività. È un problema che riguarda tutto il territorio nazionale. Basti pensare che il 21% delle posizioni dirigenziali in Italia è ricoperto da donne, in Toscana è il 19%. A livello di posizioni ‘quadro’ la percentuale è al 32% in Italia e lo stesso dato, più o meno, lo ha la Toscana. In generale si tratta di numeri troppo bassi. Ciò ci fa capire che l’ascensore sociale per una donna non è lo stesso di un uomo".

Anche sul versante retributivo, il gap è ancora evidente. "Le donne guadagnano il 20% in meno rispetto agli uomini, a parità di livello e mansioni. Vede, noi lavoriamo molto sull’articolo 37 della Costituzione dove si fa riferimento al fatto che la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore uomo. Abbiamo una Costituzione bellissima, ma in questo caso non rispecchia la realtà".

Cosa può fare un sindacato? "Può usare strumenti come la contrattazione collettiva e aziendale. Secondo noi la trattativa che porta ai contratti nazionali deve essere sviluppata di più: all’interno si deve inserire soluzioni per eliminare questo gap tra uomo e donne in termini di posizioni apicali, sviluppo di professionalità, salario. E devono essere inseriti anche riferimenti alla conciliazione vita-lavoro, altro tema molto sentito. Questo deve fare un sindacato. Oltre che ascoltare e aiutare le persone e l’apertura dello sportello va proprio in questa direzione".

Niccolò Gramigni