Donald Trump torna alla Casa Bianca: gli USA sono pronti a favorire i carburanti fossili

Scenari / L'IRA rischia un ridimensionamento mentre i Costruttori sono in allerta per i possibili dazi per le importazioni: le elettriche "in pericolo"

L'intenzione è quella di favorire i prodotti delle Case auto statunitensi

L'intenzione è quella di favorire i prodotti delle Case auto statunitensi

Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il panorama del settore automobilistico americano potrebbe cambiare drasticamente. Il secondo mandato del 47° Presidente promette un’inversione di rotta rispetto alle politiche green di Joe Biden, puntando su protezionismo, rilancio dell’industria nazionale e un approccio decisamente minore verso la transizione energetica. Uno dei nodi centrali è l’Inflation Reduction Act (IRA), la legge varata dall’amministrazione Biden per incentivare la mobilità elettrica. Il pacchetto prevedeva un credito fiscale di 7.500 dollari per l’acquisto di auto elettriche. Trump ha più volte criticato questi incentivi, sostenendo che favoriscano produttori stranieri, soprattutto cinesi, penalizzando l’industria americana. Si prospetta quindi un ridimensionamento dell’IRA, se non una sua abolizione. In parallelo, il presidente sembra orientato a congelare gli standard sulle emissioni di CO2 ai livelli attuali fino al 2027, rallentando così la spinta verso l’elettrificazione delle flotte. Questo potrebbe influenzare negativamente i piani di lungo termine delle Case automobilistiche, costringendole a rivedere investimenti e strategie per il mercato statunitense. Nonostante le sue posizioni critiche sull’elettrico, Trump ha recentemente mostrato una maggiore apertura grazie al sostegno ricevuto da Elon Musk, fondatore di Tesla. L’imprenditore, dopo aver appoggiato la campagna elettorale di Trump, potrebbe ottenere un ruolo strategico nell’amministrazione, probabilmente alla guida di una task force per l’efficienza del governo federale. Eppure, il presidente continua a difendere con forza i motori a combustione interna, che ritiene fondamentali per l’economia americana e per garantire libertà di scelta ai consumatori. Le sue dichiarazioni pubbliche oscillano tra attacchi frontali al settore elettrico, definito in passato una minaccia per la classe media americana, e promesse di mantenere un equilibrio tra le diverse tecnologie, dalle ibride alle termiche, fino alle full electric. Un altro aspetto centrale è il ritorno al protezionismo. Trump ha già annunciato l’intenzione di rivedere i dazi sulle auto importate, mirando in particolare a quelle europee e giapponesi. Attualmente, i veicoli cinesi affrontano un’imposta del 100%, mentre per quelli europei il dazio è del 2,5%. Trump potrebbe aumentare significativamente queste tariffe, mettendo sotto pressione Marchi come Mercedes, Volkswagen e Stellantis. Quest’ultima, in particolare, rischia conseguenze pesanti. La multinazionale sta trasferendo parte della sua produzione in Messico per ridurre i costi, una strategia che ha suscitato la reazione del presidente, deciso a imporre tariffe punitive sui veicoli prodotti fuori dagli Stati Uniti. Al contempo, Trump ha promesso agevolazioni fiscali e burocratiche per le Case automobilistiche che investiranno sul suolo americano, cercando di rafforzare l’industria interna. Anche l’accordo commerciale USMCA, che garantisce la libera circolazione di merci tra Stati Uniti, Canada e Messico, potrebbe essere rinegoziato. Qualsiasi modifica potrebbe destabilizzare la filiera transfrontaliera, aumentando i costi di produzione e creando tensioni tra i Paesi membri. Sul fronte interno, Trump dovrà affrontare anche la resistenza dei sindacati. La United Auto Workers (UAW), storicamente vicina ai Democratici, ha già accusato il presidente di politiche anti-sindacali, in particolare per il suo sostegno alle grandi aziende e la mancanza di attenzione ai diritti dei lavoratori.