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Gli incidenti stradali sono diventati la prima causa di morte fra i giovani
Nella notte tra il 1° e il 2 giugno 2010, Lorenzo Guarnieri, 17 anni, fu travolto e ucciso da pirata della strada sotto effetto di alcool e stupefacenti. Un evento tragico che sconvolse la sua famiglia, gli amici e la città di Firenze. Da quel giorno, quella famiglia combatte per dare sempre più significatività alla violenza stradale e la loro battaglia, insieme a quella dei familiari di altre vittime, ha portato negli anni ad ottenere risultati importanti, come l’istituzione della nuova legge sull'omicidio stradale. Grazie al loro lavoro, a quello di tante associazioni, del governo, del parlamento e di tanti cittadini (almeno 85.000) che hanno firmato quella proposta di legge, l’Omicidio Stradale è diventato legge dello Stato il 25 marzo 2016. Stefano Guarnieri, papà di Lorenzo e fondatore dell’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus, a distanza di 15 anni da quel tragico evento, continua a battersi per una realtà che, finalmente, si renda conto della gravità del problema: «I numeri parlano chiaro - sottolinea Guarnieri - stiamo parlando della prima causa di morte fra i giovani, in Italia, in Europa e nel mondo, secondo quanto affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E le previsioni non sono certo lusinghiere: nel 2030, la violenza stradale rappresenterà la quinta causa di morte nel mondo. Per affrontare il problema è necessario un deciso cambio di mentalità, sia negli amministratori che nei cittadini». In tal senso, particolarmente significativa può risultare la recente riforma del Codice della Strada. Questo intervento normativo apporta un aggiornamento per affrontare le principali criticità legate alla sicurezza stradale e promuovere comportamenti responsabili alla guida. Più nel dettaglio, le nuove disposizioni includono sanzioni più severe per alcuni comportamenti rischiosi, novità sulla guida sotto l’assunzione di stupefacenti, limitazioni per i neopatentati, norme più restrittive sui monopattini elettrici e misure per punire l’abbandono di animali: «Nella riforma vi sono luci e ombre - sottolinea Stefano Guarnieri - tra le novità più apprezzabili vi è la stretta per chi guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o alcoliche, anche se, a proposito di droga alla guida, le modifiche all’articolo 187 fanno emergere non poche perplessità sulla sua effettiva applicazione. Bene anche le nuove disposizioni riguardanti il ritiro della patente. Va però aggiunto che sulla velocità e sugli autovelox, davvero poco è stato fatto. In questo modo, anche istituire le ZTL e aree 30 sarà più complicato». Stefano Guarnieri, nei giorni scorsi, aveva parlato di come «questa legge tolga ai poveri della strada, che sono i pedoni e i ciclisti, per dare ai ricchi della strada». È lui stesso a chiarire questo concetto: «Il nuovo Codice che, come detto, per certi versi contiene nuove, apprezzabili disposizioni per le quali esprimo il mio personale plauso, penalizza tuttavia in modo eccessivo il traffico su due ruote. Tutto questo, mentre vengono ridotti gli investimenti sulla sicurezza stradale di circa 154 milioni di euro. Servirebbero maggiori risorse per avere strade più sicure in ottica preventiva». Ecco dunque che il discorso si sposta sulle risorse investite: «Il vero problema - aggiunge Guarnieri - è che sulle tematiche della sicurezza si investe molto poco. Oggi, i discorsi sulla sicurezza, sull’educazione e sulla prevenzione vengono infatti demandati troppo al territorio, anche se servirebbe una regia più generale che potesse coordinare il tutto. Non c’è molta cultura della “safety” in Italia, purtroppo, e questo si ripercuote anche sulla strada. Non è un problema semplice da risolvere. Sicuramente mancano investimenti (educazione, formazione, comunicazione, controlli) e fare prevenzione non è premiante per chi la fa. Noi, come Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus, continueremo a lavorare sulla prevenzione, facendo educazione stradale e andando nelle scuole o a parlare con le aziende. E il riscontro che quotidianamente abbiamo è positivo. Perché, questa battaglia, è necessario combatterla tutti insieme». Non vi è dubbio, infatti, che la Legge 25 novembre 2024, n. 177 si configuri come una riforma ambiziosa e necessaria per affrontare le sfide contemporanee della sicurezza stradale. Tuttavia, la sua efficacia dipenderà dalla capacità delle autorità di implementare le nuove disposizioni in modo uniforme, dall’adeguamento tecnologico e dall’impegno in campagne di sensibilizzazione. Dal punto di vista dottrinale, le innovazioni introdotte sono state accolte con favore, ma l’applicazione pratica richiederà un costante monitoraggio per valutarne l’impatto sulla collettività e garantire un equilibrio tra sicurezza e diritti individuali.