di Gabriele Masiero
PISA
"Gli studenti ci scelgono per il prestigio dell’ateneo e la reputazione dei corsi di studio. Tanto che abbiamo più del 40% dei nostri immatricolati che arriva da fuori regione e anche da molto lontano. Per questo il nostro primo impegno deve essere quello di essere all’altezza delle aspettative e continuare a mantenere i risultati che nel tempo l’Università di Pisa ha saputo conquistare".
Il rettore Riccardo Zucchi snocciola i risultati del questionario rivolto agli studenti che si sono immatricolati, peraltro con un significativo tasso di adesione al 51%, per descrivere l’appeal dell’ateneo. Numeri soddisfacenti. "Che ci restituiscono una fotografia piuttosto attendibile dei nostri punti di forza, ma anche di ciò che dobbiamo necessariamente migliorare per essere sempre più attrattivi. Se infatti la scelta principale è motivata per un interesse specifico nei confronti del corso di studio (il 76,7% delle risposte), è anche molto significativa la risposta relativa agli sbocchi occupazionali post-laurea che spinge quasi il 42% dei nuovi nostri studenti a immatricolarsi da noi. Però sappiamo che c’è da lavorare ancora molto per mantenere questi risultati e provare a migliorarli". Lo strumento è il piano strategico d’Ateneo?
"Certo. Quello è il nostro ‘programma di governo’. Il documento che abbiamo redatto per affermare la nostra identità e nel quale definiamo mission, obiettivi strategici e azioni necessarie per raggiungerli. Noi vogliamo valorizzare i talenti, espandere la frontiera della conoscenza, aprirci al mondo, gestire in modo trasparente e sostenibile ma anche coltivare coesione e condivisione, con l’obiettivo di guidare e sostenere la crescita culturale, sociale ed economica, che riflette la convinzione secondo la quale, in un mondo sempre più interdipendente, dobbiamo continuare a lavorare insieme, più intensamente e in modi nuovi, per affrontare le tante sfide che ci attendono".
A questo proposito la città campus così come l’abbiamo conosciuta, è ancora un modello di riferimento?
"Secondo me sì ed è un valore aggiunto del sistema Pisa. E non mi riferisco solo ai rapporti con le altre istituzioni accademiche e di ricerca come Scuola Sant’Anna, Normale, Cnr, Infn e Istituto di vulcanologia. Ma anche al valore aggiunto di una città che trae linfa vitale dai suoi studenti che la popolano, la vivono, la aiutano a crescere. Per farlo, tuttavia, occorre rispetto, buon senso e, appunto, spirito di condivisione. Per questo abbiamo avviato una stretta interlocuzione con il Comune".
Su quali temi?
"Intanto saluto con soddisfazione la ripresa del funzionamento, dopo tanti anni di inattività, della Cut, la commissione università territorio, poi anche il reciproco scambio sulle grandi questioni urbanistiche e sulla città del futuro. Noi abbiamo tanti poli universitari decentrati ma non possiamo certo immaginare un centro città senza gli studenti. Dobbiamo però usare tutti il buon senso e governare i processi. L’assessore all’urbanistica Massimo Dringoli e il prorettore all’edilizia Francesco Leccese, stanno lavorando in questa direzione".
Il Sistema Pisa si estende anche alla sanità?
"Sicuramente sì e dobbiamo fare di più e meglio. Se il rapporto con l’Aoup e la Stella Maris è strutturato da anni dobbiamo avere maggiori sinergie con la Fondazione Monasterio. Per fare un esempio, mettendo assieme le prestazioni di cardiochirurgia e cardiologia interventistica costituiremmo una struttura che si porrebbe al primo posto in Italia per volume di attività. Ecco perché auspico un rapporto sempre più stretto proprio con la Monasterio per allargare il Sistema Pisa e renderlo più forte ed efficiente".
Il Piano strategico d’ateneo si sviluppa su cinque aree: didattica, ricerca, terza missione, gestione e comunità universitaria. Da dove si parte?
"Un punto fondamentale è aumentare l’attrattività della formazione attraverso l’aggiornamento dell’offerta formativa, il potenziamento delle attività di orientamento in ingresso e in itinere e il miglioramento della qualità della didattica, con particolare attenzione per le azioni di supporto agli studenti più bisognosi, ma anche introducendo nuovi corsi in inglese a partire dalle triennali e favorire l’ingresso di studenti e studiosi dall’estero".
E la ricerca?
"Cerchiamo di mettere i nostri ricercatori nelle condizioni di sfruttare a pieno le loro potenzialità. In particolare, abbiamo intrapreso iniziative per incentivare la partecipazione alle call dell’European Research Council (Erc). Inoltre, abbiamo deliberato di recente un piccolo ma significativo contributo destinato a ricercatrici e professoresse in rientro dal congedo parentale obbligatorio per favorire la continuità della loro attività scientifica e colmare il gender gap nelle carriere universitarie".