Accademia Navale. Grandi opportunità fra attività sportiva e uno studio intenso

Nata dalla fusione delle due storiche accademie di Genova e Napoli. Dura la selezione per entrare, aperta ogni anno a migliaia di aspiranti. Il sogno degli allievi: il giro del mondo a bordo del Vespucci.

Accademia Navale. Grandi opportunità fra attività sportiva e uno studio intenso

Accademia Navale. Grandi opportunità fra attività sportiva e uno studio intenso

Ne escono ad ogni tornata un centinaio di ufficiali e gentiluomini. Pardon: gentiluomini e gentildonne perché dal 2000 anche le ragazze possono concorrere, e ai concorsi d’ingresso degli ultimi anni l’elemento femminile ha qualche volta superato il 50% delle domande. L’Accademia Navale di Livorno, un tempo rigidamente al maschile - ed erano graditi i mustacchi - oggi è uno dei simboli delle pari opportunità. E sulle navi da guerra ci sono ormai giovani comandanti dei gradi superiori che con la divisa di gala ostentano orgogliosamente la gonna e i tacchetti. Dell’elmo di Scipio si sono cinte anch’esse la testa.

L’Accademia Navale nacque il 6 novembre del 1881, ma le sue radici sono assai più profonde: perché è derivata dalla fusione, voluta dal giovane regno d’Italia, delle due storiche accademie navali di Genova e di Napoli, che tanti eroi avevano formato. A Livorno la volle l’allora ministro della marina reale ingegner Benedetto Brin, utilizzando l’antico lazzaretto di San Jacopo dove facevano quarantena merci e marinai provenienti dai mari dell’oriente. In poco più d’un secolo e mezzo, l’istituto militare marittimo è diventato nel cuore dei livornesi un simbolo della città e i suoi allievi, i “bimbi”, sono chiamati affettuosamente “pinguini” (per via della divisa) ma guai a chi li tocca.

Nel 1960, quando in città ci fu un feroce scontro con i parà della Folgore e tutti i militari venivano assaliti, i “pinguini” dell’Accademia circolavano tranquilli e venivano anzi applauditi. Se ne parlò in tutta Italia.

Oggi l’Accademia apre ogni autunno il concorso di ammissione cui partecipano da 2 a 5 mila candidati. La selezione è feroce, ne entrano meno di 200: che dopo i 4 anni di corsi diventano la metà. I corsi specializzano in Stato Maggiore, cioè quelli destinati a comandare: poi il Genio navale, che prepara ingegneri e tecnici anche delle comunicazioni, Armi navali, infine corpo del Commissariato marittimo, esperti in giurisprudenza e diritto. Dopo il corso completo di studi, chi esce è un guardiamarina; ci sono ulteriori specializzazioni: capitanerie di porto, piloti aeronavali, e ancora incursori ed altro.

Lo studio, in Accademia, è a livello universitario: ma senza scappatoie, chi non ce la fa esce. La preparazione fisica è da atletica leggera, con tanta vela, tanto nuoto, tanta equitazione. L’equitazione è un must. E un tempo gli ufficiali di cavalleria sfottevano quelli di marina con un detto: “ufficiali di marina, appena a terra subito a cavallo: ma appena a cavallo subito a terra”. Sfide amichevoli continuano ogni anno. E ogni anno l’Accademia si cimenta in un concorso ippico.

Dopo il primo anno, gli allievi fanno una crociera d’addestramento sul “Vespucci”, lo storico veliero a tre alberi (“nave”) che di recente ha fatto il giro del mondo. Si addestrano alla vela, certo: ma anche da gentiluomini (gentildonne) per rappresentare al meglio i giovani dell’Italia, quelli che all’occorrenza sanno ancora aprire la porta alle donne e fare il baciamano.