Bernini, re... della dama: "Evitare il panico e stare concentrati fino all’ultima mossa"

Si è confermato campione del mondo in un match "stressante e tosto". Al suo fianco l’altro livornese iridato Michele Borghetti, prezioso coach. Una carriera iniziata nel 2010 al Circolo labronico fucina di talenti.

Da sinistra l’arbitro Kim Willis, Charles Walker, Matteo Bernini e Melikaya Nonyukela

Da sinistra l’arbitro Kim Willis, Charles Walker, Matteo Bernini e Melikaya Nonyukela

Era il 2010 quando Matteo Bernini è sbarcato per la prima volta al Circolo damistico livornese. Da lì un decollo verticale verso l’olimpo di questo sport della mente che è un mix perfetto di filosofia, concentrazione e strategie. A fine giugno scorso si è confermato campione del mondo di dama inglese, battendo il forte sfidante sudafricano, Melikaya Nonyukela, in Mississippi. L’incontro svoltosi a Petal, specialità GAYP – Go as you please – ha consentito a Bernini di bissare il successo del 2022, quando sconfisse un altro sudafricano, Lubabalo Kondlo, conquistando il titolo iridato.

Una carriera sfolgorante la sua, con la passione che è sbocciata in digitale. Poi Bernini – agevolato dall’incontro fortunato con Gianfranco Borghetti, Maestro di dama e arbitro internazionale nonché presidente del blasonato Circolo labronico – si è misurato gradualmente con tutti i frequentatori del circolo e, man mano, il suo livello di gioco ha preso sempre più piede. Aiutato, di base, da una grande predisposizione. Dopo 5 anni era già conosciuto, non solo a livello italiano ma anche internazionale, essendosi dedicato, appunto, alla dama inglese che si pratica in tutto il mondo, al contrario della nostra.

In America con Matteo Bernini c’era anche un altro livornese, coach d’eccezione: Michele Borghetti, 4 volte campione del mondo, detentore di molti titoli e record fra cui quello mondiale a occhi chiusi. L’esperienza in Mississippi è stata magica, al loro arrivo Bernini e Borghetti sono stati accolti da Charles Walker, che li ha ospitati nella sua abitazione realizzata come una sorta di ’museo della dama’. Ad arbitrare il match è stata Kim Willis. "E’ stata una sfida davvero stressante contro un avversario tosto, arrivato in America dopo essersi qualificato lo scorso anno in un challenge ricco di campioni. La preparazione teorica di Nonyukela era molto alta, fino all’ultimo ha provato a impensierirmi – dice Bernini, che è poi rimasto in America per un match Italia-Stati Uniti, 10 contro 10, che lo ha visto realizzare il punteggio più alto della squadra – Fondamentale al mio fianco è stata la presenza di coach Michele Borghetti, che mi ha dato i giusti consigli e tifato per me ogni attimo. Come mantengo sempre la concentrazione? Non ho segreti o riti, si deve evitare però di farsi prendere dal panico in determinati momenti della gara: 24 partite nel match sono un’infinità, occorre lottare contro lo stress a lungo andare perché ti limita nella serenità di analizzare il da farsi. Arrivati a una ventesima partita, per dire, non si è più lucidi ma è normale. Il che ad ogni modo vale anche per l’avversario".

Livorno è storicamente fucina di grandi talenti (è inoltre l’unica città dei 5 continenti a poter vantare due iridati) e la scuola brulica di promettenti giocatori, che il campione Bernini ha voluto incoraggiare: "Nel circolo ci sono ragazzi promettenti grazie a Borghetti e gli altri insegnanti, 3 o 4 di loro potranno sbocciare e andare in alto se si dedicheranno con costanza al gioco".

Irene Carlotta Cicora