I segreti di Palazzo del Principe Un tempo dimora dei Malaspina Oggi c’è l’Accademia di belle arti

La costruzione a mezzo tra castello e residenza custodisce vicende aspre della famiglia dominatrice. Innumerevoli i tesori al suo interno, dall’Encyclopedie di Diderot agli archivi Zaccagna e Del Medico .

I segreti di Palazzo del Principe Un tempo dimora dei Malaspina Oggi c’è l’Accademia di belle arti

Molti ci passano davanti tutti i giorni, magari senza neppure alzare la testa, ma quella costruzione tra castello e palazzo, tra fortilizio e dimora signorile, racchiude una storia lunga almeno sette secoli e dentro quelle stanze si è consumata anche una vicenda familiare dagli aspetti piuttosto duri. E’ il palazzo del principe, meglio conosciuto come sede della Accademia di belle arti, la costruzione che giganteggia, sia materialmente che idealmente, in cima alla via Roma di Carrara, prima di quella piazza Gramsci (meglio conosciuta come piazza d’Armi) che è ciò che resta dell’antico giardino del palazzo del principe.

Correva l’anno 1187, e all’inizio era una rocca cresciuta sempre più, fino a diventare un manufatto importante del sistema difensivo della valle del Carrione che verso il mare proseguiva con i castelli di Moneta e di Avenza. Gli ampliamenti dei secoli successivi portano alla creazione dell’adiacente palazzo, ma la distinzione tra i due è rimasta netta ed è sopravvissuta anche ai notevoli restauri tra gli anni ’20 e’30 del XX secolo che hanno ripulito la parte medievale del maniero dalle sovrapposizioni ottocentesche. Resta inconfondibile la torre severa e quadrata sovrastata da una merlatura, con i conci in marmo, che protegge i cortili interni che conservano molte delle opere degli allievi vincitori del pensionato a Roma, nonché la collezione archeologica e il famoso bassorilievo dei Fantiscritti.

Dentro il più recente palazzo del principe, voluto da Alberico I Cybo Malaspina e terminato da Carlo I, ancora tanti tesori che raccontano la storia dell’edifico ma anche quella della Accademia di belle arti, il prestigioso istituto culturale carrarese nato nel 1769 per volere della sovrana Maria Teresa Cybo: la biblioteca con molte raccolte di pregio (la Encyclopedie di Diderot e D’Alambert, il fondo antico, gli archivi di Domenico Zaccagna e della famiglia Del Medico, gli statuti albericiani); la sala dei marmi (una raccolta preziosa e unica); l’aula magna, ex sala di rappresentanza del principe (molti e imponenti i gessi conservati); la pinacoteca (molti i quadri); la gipsoteca (immensa e pregevole raccolta dei bozzetti di gesso di opere che poi hanno trovato forma nel marmo). Ma è la parte più antica il teatro della disputa tra Ricciarda e il figlio Giulio, un contrasto feroce, portato fino alle estreme conseguenze per questioni di successione del feudo marchionale di Massa.

Era successo che nel 1533, con diploma imperiale, Ricciarda Malaspina aveva ottenuto la concessione di scegliersi il successore in deroga alle leggi vigenti, con l’obiettivo di lasciare il potere non al primogenito Giulio ma al secondogenito Alberico, mentre il testamento di Antonio Alberico II era favorevole a Giulio. Con 40 archibugieri forniti da Galeotto Malaspina di Fosdinovo, nel 1545 Giulio tenta di assalire il castello di Carrara dove sono alloggiati la madre Ricciarda e lo zio cardinale Innocenzo Cybo, ma deve rinunciare per l’intervento del popolo in favore della madre. Il feroce confronto familiare finirà nel 1548 nel castello Sforzesco di Milano, dove la testa di Giulio rotolerà per terra.

Maurizio Munda