Il ’gioiello’ dimenticato tra i rovi. Castello di Moneta, fascino e magia di un mastio che dominò la valle

Dal verde riemergono le ultime vestigia di un maniero abitato fino al XIX secolo e che segnò la storia. Intorno a esso un borgo popoloso che fondava la sua micro economia prettamente nell’agricoltura. .

Il ’gioiello’ dimenticato tra i rovi. Castello di Moneta, fascino e magia di un mastio che dominò la valle

Il ’gioiello’ dimenticato tra i rovi. Castello di Moneta, fascino e magia di un mastio che dominò la valle

La frenetica vita moderna non ci permettere di contemplarlo, forse neppure di scorgerlo, ma se risalendo il viale che conduce in centro città, arrivati a Fossola ci si ferma e si guarda verso nord ovest, a circa trecento metri di altitudine si notano alcuni ruderi affiorare dalla verde vegetazione, ultime vestigia di un castello che per secoli ha dominato la valle del Carrione e di un borgo nato intorno al mastio e abitato fino al XIX secolo. E’ Moneta, in passato importate centro delle vicinanze di Carrara, oggi in preda all’abbandono e al degrado che ha portato anche alla spoliazione dei marmi che un tempo lo abbellivano, con quel che resta che è a rischio crollo. Le sue origini vengono fatte risalire ad un castellato ligure, un insediamento a mezza costa che consentiva la difesa su tre lati e la via di fuga verso monte. I primi documenti che parlano di Moneta risalgono al 1235 (ma si non si esclude anche una citazione anteriore di un paio di secoli) come sito posto a difesa della valle, con un borgo murato costituito da abitazioni, piazzette, vicoli e persino una cappella.

La rocca sorge successivamente, nel XV secolo, più di lato rispetto al borgo e da questo separata da un fossato con ponte levatoio. Con la sua posizione strategica, tra il 1313 e il 1473 Moneta è appetito dai pisani, dal luccehese Castruccio Castracani, dagli Spinola di Genova, dai Rossi di Parma, dai Della Scala di Verona, dai Visconti di Milano, dai Guinigi di Lucca, dai Campofregoso di Sarzana. Poi Carrara entra nella sfera dei Malaspina di Fosdinovo (con Iacopo) per restarci molto a lungo. Nel 1437 Francesco Sforza toglie Carrara ai lucchesi e la riconsegna ai milanesi, ma Moneta (con Avenza e Castelpoggio) preferisce darsi a Tommaso Campofregoso di Sarzana.

La sua funzione militare diventa importante nel XIV secolo, sotto la dominazione pisana come avamposto in direzione della Lunigiana e la sua difesa militare è capace di condizionare la vallata sottostante, e a metà del ‘400 è il baluardo della offensiva genovese. L’antica cerchia di mura è arricchita dalle torri poste agli angoli, ma con l’avvento della polvere da sparo e l’uso delle artiglierie, la sua funzione difensiva scema, anche se si cerca di porre rimedio con alcune modifiche, tipo la costruzione di una cannoniera verso monte e la riempitura delle merlature delle mura. Ma Moneta era nata come castellaro, poi diventato castello medievale e il tipo di terreno circostante non permette adeguamenti alle nuove armi da fuoco, come invece avvenuto per altre fortezze (la creazione di bastioni e di mura più spesse capaci di resistere ai colpi a fuoco).

A quel punto cessa ogni sua funzione militare, ma il borgo resta vivo e lo sarà fino a metà ‘800. Un borgo popoloso che fonda la propria microeconomia sulla agricoltura con la coltivazione dei campi, dei vigneti e dei castagneti. A inizio ‘600 Moneta vanta un centinaio di fuochi (ogni fuoco equivale ad una famiglia) sui 450 presenti in tutto il territorio comunale e nel prospetto della popolazione del 1769 a Moneta risultano ancora 885 abitanti. Risalgono alla prima metà del ‘700 le prime notizie di spoliazioni di materiale e demolizioni, causate anche dal lento abbandono, al punto che Maria Teresa deve intervenire con un bando per cercare di bloccare ogni sottrazione. Ma molti marmi hanno preso il volo anche negli ultimi decenni. Periodicamente il sito suscita un qualche interesse: nel 1988-89 è stata avviata una campagna di scavo estiva, ogni tanto qualche associazione prova a liberare i ruderi dalla vegetazione infestante, ma poi tutto torna come prima e Moneta sprofonda nell’oblio, anche se quei sassi continuano a raccontare una storia che fu. Che ha visto passare eserciti, papi e imperatori.

Maurizio Munda