MICHELA BERTI
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Nel cuore del Mascagni. La passione per la musica e il patto con lo strumento. Il conservatorio cresce

Il professor Emanuele Rossi si racconta: da studente a presidente "Abbiamo docenti di altissimo livello, gli allievi vengono qui proprio per loro".

Nel cuore del Mascagni. La passione per la musica e il patto con lo strumento. Il conservatorio cresce

Nel cuore del Mascagni. La passione per la musica e il patto con lo strumento. Il conservatorio cresce

Conservatorio Pietro Mascagni, istituto superiore di studi musicali. E’ la scritta sulla targa all’ingresso del conservatorio livornese nel prestigioso complesso della Gherardesca. Un gioiello della città che, un paio di anni fa, ha ottenuto anche il riconoscimento come conservatorio statale. Un percorso lungo che si è concluso pochi mesi dopo l’insediamento alla presidenza del Mascagni di Emanuele Rossi docente di diritto costituzionale alla Sant’Anna di Pisa.

Professore, quando ha mosso i suoi primi passi nella musica?

"Ho iniziato a studiare quando facevo la prima media. Mi sono iscritto al corso di flauto".

Il flauto ha scelto lei o lei il flauto?

"Io venivo da Pontremoli, avevo cominciato a studiare sofeggio nella banda e dopo pochi mesi la mia famiglia si trasferì a Livorno. Scelsi il flauto perché era uno strumento che si suonava anche nalla banda. In quarta liceo feci il diploma a Lucca. Poi ho continuato a fare qualche concerto, ma con gli studi universitari ho dovuto abbandonare, per diversi anni ho insegnato musica alle medie ma quando ho vinto il dottorato di ricerca ho dovuto sospendere tutto".

Ma oggi è di nuovo al Mascagni, in altra veste?

"Un po’ di anni fa mi chiesero di entrare nel nucleo di valutazione del conservatorio, in seguito sono entrato nella terna dei nomi per la presidenza. Stato nominato l’8 settembre 2022 e il decreto del passaggio del Mascagni a conservatorio statale è avvenuto a ottobre con inizio ilprimo gennaio 2023".

Lei ha portato all’esterno l’attività del Mascagni?

"Sì, partecipiamo a molte iniziate, tutto quello che la città ci chiede lo facciamo".

I suoi studenti seguono anche percorsi universitari?

"Sì, molti giovani fanno l’università a Pisa, addirittura alcuni fanno anche la Normale o la Sant’Anna, riescono ad eccellere in tutto. Questo permette di avere una cultura ampia, estesa che può facilitare la qualità della professione. Noi stiamo facendo percorsi di orientamento alla musica e allo strumento con la scuola Sacro Cuore, perchè la formazione può partire molto presto".

Di recente avete acquistato il teatro Lazzeri, una bella operazione per voi e per la città...

"Un’operazione da cardiopalma, non è frequente che una Pa acquisti un immobile privato all’asta. Abbiamo sfruttato un precedente della scuola Sant’Anna che ha comprato un albergo a Pisa e siamo riusciti ad arrivare sul filo di lana. Questa è un’operazione importante che ci è costata relativamente poco e risponde ad una esigenza: avere un auditoritum per fare esercitazione con l’orchestra. Un luogo che ci permetta anche di fare concerti fuori dalla scuola, uscendo dalla dimensione del saggio. Abbiamo concluso le pratiche da pochi mesi e dobbiamo valutare con il cda con quali procedure realizzare sia la ristrutturazione che la gestione".

Mi parli un po’ degli studenti...

"Ho scoperto che gli studenti di musica scelgono il conservatorio in base alla bravura dell’insegnante. Il Mascagni ha un’alta qualità dei docenti, penso a Mauro Grossi insegnante di jazz, Maurizio Baglini pianista e Paolo Carlini fagottista di spicco. Il livello è molto alto. Dobbiamo però migliorare la nostra capacità di comunicare il valore die nostri docenti perchè in Italia ci sono 78 conservatori statali quando in Francia ce ne sono solo due: Lione e Parigi. C’è una competizione altissima, e il rischio è di essere provinciali. Per questo dobbiamo offrire agli studenti qualcosa di diverso e il fatto di avere a Pisa tre università è un valore aggiunto. Suonare alla Normale, come faremo quest’anno, è una grande opportunità per i nostri ragazzi".