Storia della Collegiata di San Pietro. La chiesa sotto piazza Aranci

In stile Barocco venne demolita nel 1808 per decreto da Felice ed Elisa Bonaparte Baciocchi

Era una delle tre pievi del territorio massese (insieme a quelle di San Vitale al Mirteto e di San Lorenzo sul monte Libero), divenne una collegiata, poi un crollo nel 1671 e la successiva riedificazione, stava per diventare la cattedrale di Massa, ma venne demolita nel 1807 per dare spazio alla facciata di palazzo Ducale. E’ un triste destino quello della chiesa di San Pietro, un tempo situata nella centralissima piazza Aranci, una grande chiesa barocca che oggi si può solo immaginare o vedere sui disegni dell’epoca. Le prime notizie risalgono addirittura al decimo secolo, inizia a comparire nei documenti nell’anno 1149, ma è dal XVI secolo che la chiesa di San Pietro nel borgo di Bagnara si conosce con maggiore precisione. La chiesa è in condizioni precarie, nel 1530 crolla il soffitto, iniziano lavori di ricostruzione, restauro e ampliamento: nel 1539 è completata la volta del coro, nel 1541 è dipinta la volta della cappella del volto di Cristo, nel 1542 sono realizzate le panche del coro, nel 1550 è costruito l’organo. Ma la chiesa non ha pace e nel 1568 si spacca la campana maggiore che nello stesso anno viene sostituita con una nuova.

Nel 1572 si aggiungono altre due campane, mentre dal 1571 al 1580 si lavora al restauro del campanile. Le cronache del tempo raccontano di ingrandimenti e abbellimenti che fanno pensare ad un disegno che ne facesse la chiesa principale della città, anche perché Alberico I Cybo Malaspina ne voleva fare sede di un vescovado che però a Massa arriverà solo nel 1822. Il sovrano vuole elevare la pieve almeno a duomo, ma non riuscendoci, si deve accontentare di vederla diventare collegiata. Nel 1563 si spiana la piazza e si elimina il cimitero esistente, nel 1568 la chiesa risulta a tre navate, con dieci altari tutti adornati da statue o quadri, ben pavimentata, mentre nel 1575 iniziano i lavori di restauro della canonica. Con il successore Carlo I la chiesa è collegata al palazzo del principe con una passerella, viene ingrandita e alzata, le navate restano tre, ma una è maggiore e due sono minori, gli altari diventano dodici e tutti in marmo, viene costruito un nuovo organo.

Nel 1671 il crollo: costruita in un terreno non idoneo, su un preesistente impianto medievale, appesantita dai nuovi rifacimenti, ad appena quarant’anni dalla sua erezione a collegiata, la chiesa crolla quasi completamente. E mentre il Capitolo della chiesa la vuole ricostruire nello stesso luogo, il sovrano Alberico II, che vuole valorizzare il palazzo ducale giunto ormai alla sua massima espansione, vi si oppone e fa preparare un progetto per la costruzione in altro luogo. I lavori iniziano in una zona più a mare rispetto alla precedente (a ridosso delle mura, con l’abside che poggia sui bastioni e la facciata sulla piazza), ma i lavori devono essere interrotti perché si scopre che le fondamenta non sono stabili e il successore Carlo II decide di ricostruirla nello stesso luogo di origine.

Nel 1698 inizia la costruzione della nuova chiesa barocca su progetto dell’architetto ducale Alessandro Bergamini. E’ terminata nel 1701 e presenta tre navate (una maggiore e due minori), le arcate sono sostenute da due grandi colonne di marmo bianco, nell’altare maggiore, in mezzo alle due statue in marmo dei santi Pietro e Paolo, è collocato un maestoso tabernacolo in marmi preziosi, nove gli altari minori tutti in marmo, una fonte battesimale, otto confessionali, un pulpito in marmi policromi. Nell’angolo lato piazza sorge il campanile con l’orologio, dietro il campanile corre un portico. La chiesa svolge le sue funzioni per un secolo, poi con l’arrivo dei francesi nel 1796 cambia tutto: Massa è inserita nella repubblica Cisalpina, due anni dopo è soppresso il Capitolo della Collegiata, Elisa Baciocchi (sorella di Napoleone) è proclamata principessa di Massa e non vede di buon occhio quella chiesa che toglie spazio alla facciata del suo palazzo, così che nel 1807 ne ordina chiusura e demolizione.

Ma i lavori stentano a partire perchè i massesi si rifiutano di lavorare per la demolizione e si deve ricorrere a manodopera esterna a cui sono concessi gli stessi materiali della demolizione: alcuni acquistano con regolari contratti, altri si portano via quello che possono, senza alcun controllo. Così gli arredi della collegiata vanno non solo in numerose chiese del comprensorio, ma anche in un territorio che va dalla Lunigiana al pisano e alla lucchesia. Con certezza si sa che l’altare maggiore è finito a Chianni (nel pisano), l’organo a Stazzema (in alta Versilia), il portale laterale e il pulpito a Gragnana (nel carrarese), le ante della porta principale a palazzo Ducale di Massa, il crocifisso, la fonte battesimale e parte dell’archivio nel duomo di Massa, l’altare del crocefisso a San Michele di Lucca. Ma c’è anche un lungo elenco di oggetti ritenuti originali e di oggetti documentati ma finora non trovati. Gli scavi della Sovrintendenza del 2013 hanno riportato alla luce i resti della chiesa, ne hanno confermato la vita travagliata, di una chiesa che fu la più importante della città ma che oggi possiamo solo immaginare e visitare con la fantasia.

Maurizio Munda