Tomasi, sfide da sindaco "Vivaismo un traino Ma diversificare si può Ecco la nostra ricetta"

L’intervista al primo cittadino: "Bene la ripresa del metalmeccanico. Adesso puntiamo a dare vita a nuove aree industriali e artigianali. Il Comune? Dev’essere la prima impresa che concorre allo sviluppo". .

Tomasi, sfide da sindaco "Vivaismo un traino Ma diversificare si può Ecco la nostra ricetta"

La vera sfida è tutta nel tempo che viviamo. Perché, la stretta attualità lo insegna, i cambiamenti non si annunciano prima di avvenire. E sono sempre più spesso scossoni violenti anziché semplici traballamenti. Oggi più che mai resistenza e capacità di adattamento devono dunque essere i requisiti che guidano la tenuta e la crescita economica, entrambi fattori che a Pistoia, ne è convinto Alessandro Tomasi, non mancano. Il traino? È ancora il vivaismo, quello che da sempre agli occhi degli altri ci identifica come la ‘città del verde’, e con lui il metalmeccanico. Con l’obiettivo di aprirsi anche ad altro, ridisegnando la zona industriale in modo da rendersi appetibili per le aziende operative nei settori di tecnologia e ricerca.

Sindaco, ancora oggi facciamo i conti con accadimenti di portata epocale quali guerra e pandemia. Qual è lo stato di salute dell’economia pistoiese?

"Forti sono stati la preoccupazione e lo smarrimento in ogni settore all’inizio della pandemia. Preoccupazioni che sono proseguite ovviamente, ma che per il nostro settore trainante, il vivaismo, si sono trasformate in molla: già tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 si sono registrati incrementi nelle vendite e nelle esportazioni del 30-40%, complice il fatto che sempre più si va consolidando quella disposizione verso spazi verdi maturata probabilmente con il covid. Anche quest’anno il vivaismo segna un aumento dell’export. È chiaro che le sfide da affrontare non mancano: la questione dei fitofarmaci, il cui uso già è stato fortemente ridotto, la carenza di risorsa idrica. E poi il capitolo comunità energetiche, verso la cui creazione stiamo lavorando con Fondazione Caript e Provincia, e quello di un laboratorio per il controllo della salute delle piante. Bene la ripresa del metalmeccanico legato al treno e non solo, con record di ore lavorate. Ma vedo anche un generale incremento di attrattività della città, con zone prima deindustrializzate che si sono ripopolate. Vedi area ex Radicifil ed ex Mas".

Sarà mica che tutto luccica?

"È innegabile che a pagare il prezzo più alto delle nuove crisi sia stato il settore del commercio con il circuito dei negozi tradizionali. L’aggressività dell’online, le incertezze che hanno frenato i consumi. Per tutti poi vale la perdita di risorse dovute al caro-prezzi e caro-energia, fattori che hanno innegabilmente messo in crisi alcune aziende".

Quanto sono pronti gli imprenditori pistoiesi ad affrontare queste nuove sfide?

"Per il commercio in particolare oltre alla qualità, occorre orientarsi verso una maggiore tecnologia. Vedo che molti si stanno indirizzando sul doppio canale di vendita. Per quel che riguarda il caro-energia, e quindi pensando soprattutto alle aziende ad alto consumo, occorre porsi la questione del fotovoltaico. Già molte aziende vivaistiche, ad esempio, sono indirizzate in questa direzione".

Venendo a quel che un’amministrazione può fare per favorire lo sviluppo economico, a che punto siamo?

"Una premessa: la pubblica amministrazione già di per sé è una grande azienda che concorre concretamente allo sviluppo economico della città. Negli ultimi sei anni sono stati investiti circa 62 milioni di euro. Ad oggi sono stati recuperati 31 milioni di euro di Pnrr che sono e si trasformeranno in lavori pubblici, quindi denari che ricadono sulla comunità. Speriamo di mantenere lo stesso trend di questi anni e arrivare quindi a quota 150 milioni di investimenti, il che, tradotto, significherà lavori, decoro, nuovi impianti, nuove scuole, far lavorare le aziende del territorio. Con la capacità di reperire questi soldi non dalle tasche dei cittadini ma dall’Europa, dallo Stato, dalla Regione. Il Comune essere un’azienda che non si limita ad amministrare i soldi dei contribuenti ma che produce e crea ricchezza".

Ci faccia un esempio.

"Voglio citare l’efficientamento energetico che stiamo cercando di fare ai nostri palazzi e la gara affidata per la sostituzione dell’illuminazione pubblica in città. Tutte azioni che ricadono sul territorio, che migliorano la vita del cittadino".

E per quanto riguarda le infrastrutture?

"Il Comune può e deve dare un indirizzo. Nel nuovo piano strutturale e regolamento urbanistico che stiamo scrivendo riteniamo che si debbano individuare nuovi luoghi di espansione nelle aree industriali e artigianali. Siamo convinti che Pistoia dopo la saturazione di aree limitrofe come Montemurlo e Prato sia un luogo ideale dove attrarre nuove aziende che occupano pochi metri quadri ma fanno lavorare molte persone. Magai legate alla ricerca e allo sviluppo non solo nel ferrotranviario, ma anche alla meccanica e all’artigianato. L’altra infrastruttura molto attesa che però non dipende da noi è la terza corsia, con la creazione del nuovo casello e dell’asse dei vivai".

Uno sguardo alla Pistoia che era, dieci anni fa, e a quella che sarà, tra dieci anni.

"Per il futuro, faccio fatica a immaginare archi di tempo così lunghi. Oggi i cambiamenti avvengono molto più repentinamente e ciò affascina da un lato, ma preoccupa anche dall’altro. Ecco perché dobbiamo differenziare il più possibile, nell’attrazione di nuove ricchezze e di nuovi investimenti. Poi guardo agli investimenti sul patrimonio, grazie al ruolo di prima linea della Fondazione, con il recupero di San Leone, San Jacopo in Castellare e il Parterre, la crescita del sistema museale, del turismo. Guardando al passato il miglioramento è evidente: allora le nostre zone industriali erano completamente abbandonate. Scontavamo gli strascichi della crisi del 2008-2009. Certo c’è molto da fare e non tutto è tranquillo: dobbiamo resistere agli scossoni che ogni volta irrompono con un nome diverso".

linda meoni