Il 29 giugno è una data storica per Firenze: il Tour de France partirà dal capoluogo toscano e l’111ª edizione propone una Firenze-Rimini, che ha appunto il sapore e il fascino della storia per tutta l’Italia. Dario Nardella è stato colui che, da sindaco di Firenze, ha fatto sì che il sogno diventasse realtà.
Tutto è partito da un messaggio. Inviato a chi?
"A Christian Prudhomme, il direttore generale del Tour".
Con scritto?
"Era una immagine della Firenze deserta, durante il Covid. Gli scrissi una cosa del tipo ‘Firenze bella e desolata’ e fu molto colpito da quella immagine. Dopo il Covid ci rivedemmo e mi disse ‘Firenze ha buone possibilità di ospitare il Tour de France’. Allora partì un’alleanza con l’Emilia Romagna, grazie a Davide Cassani e Stefano Bonaccini. Fu una mossa vincente. Conoscevo Prudhomme da un po’, lo corteggiavo da anni, dai Mondiali di ciclismo che si tennero nel 2013 a Firenze".
Furono un successo.
"Sì, tutto andò bene. E anche adesso nessun fiorentino si è lamentato del Tour. Il precedente del 2013 ha tranquillizzato i cittadini, qualche disagio ci sarà il 27 giugno pomeriggio, quando ci sarà la presentazione delle squadre, e il 29 mattina con la corsa. Ma niente di tremendo. Ci saranno tanti vantaggi per Firenze". Dal punto di vista del prestigio sicuro.
"Sarà un bel test per Firenze, è l’evento sportivo più importante organizzato in questa città. Per me superiore anche ai mondiali del 1990. Sarà uno spartiacque per l’intera città, potrà sancire Firenze come capitale dello sport. E poi ci saranno anche benefici economici. Tra benefici diretti e indotto siamo sui 54 milioni. Le spese organizzative e di ospitalità che abbiamo sostenuto sono sui 2,5 milioni".
Che immagine ha adesso? "Quella di Gino Bartali. Se fosse ancora vivo mi chiedo, come reagirebbe? Sarebbe, sulla strada, a guardare tutti questi campioni".
Meglio le tramvie o aver portato il Tour de France a Firenze?
"Sono due cose diverse. Ma questo evento rimane nella storia della città, è una grande soddisfazione".
Ma a casa, visti i legami affettivi con la Francia, come la pensate?
"Guardi di solito agli Europei di calcio litighiamo sempre. Anche stavolta è così. Io tifo Italia, mia suocera ad esempio Francia. Qui invece siamo uniti. E il mio rapporto con la Francia è forte: l’anno scorso Macron mi ha assegnato la Legione d’Onore".
Dica la verità: dopo tutta questa fatica le dispiace non essere presente come sindaco?
"Sì, questo sì. Però sono sempre presidente del comitato istituzionale.E poi l’importante è che Firenze ne benefici".