Enzo Ferrari la definì “la corsa più bella del mondo”: la competizione, conosciuta anche come Freccia Rossa, è nata come gara di velocità, per poi diventare gara di regolarità: dal 1977 si svolge in tarda primavera lungo l’asse Brescia-Roma-Brescia. Il suo nome deriva dalla lunghezza del percorso, che si snoda per 1.600 km (ovvero, mille miglia). Dal 1927 ad oggi, la Mille Miglia si identifica nella città delle sue origini. Stiamo parlando ovviamente di Brescia, la location in grado di unire passato, presente e futuro, nonché anima e cuore pulsante della Corsa, luogo di partenza e arrivo. Gran parte del merito si deve a Giovanni Canestrini, Franco Mazzotti, Aymo Maggi e Renzo Castagneto, i leggendari personaggi che hanno dato vita a quella che, ancora oggi, è conosciuta come “la Corsa più bella del mondo”. Una storia iniziata a Milano, con l’accensione della prima scintilla e che si è alimentata nel tempo attraverso avvenimenti e momenti emozionanti. È il 26 marzo 1927, fra le due Guerre, quando la prima edizione di questa corsa prende il via: ideata come gara di velocità con partenza e arrivo a Brescia passando per Roma, in “alternativa” al GP d’Italia di Monza, prevedeva un percorso in quattro tappe di circa 1.600 km. Presero il via 77 equipaggi, con 55 che tagliarono il traguardo: al primo posto i bresciani Minoia e Morandi che, a bordo di una OM 665 S Torpedo, terminarono la gara in 21 ore, 4 minuti e 48 secondi. Nel secondo dopoguerra, l’allora sindaco di Brescia, Bruno Boni, comprese subito l’importanza e l’utilità di una manifestazione di interesse mondiale per la collettività, diventando così uno dei più fervidi sostenitori della Mille Miglia in Italia e affiancando Renzo Castagneto nell’organizzazione della Corsa. La gara del 1930 entrò negli annali. A vincerla, con l’Alfa Romeo di Enzo Ferrari, fu Tazio Nuvolari. Resta nella storia il sorpasso notturno al rivale Achille Varzi: per fargli credere di essere stato vittima di un guasto, il pilota mantovano spegne i fari della propria auto e prosegue al buio, seguendo le luci di coda dell'avversario, per poi superarlo di sorpresa, andando a vincere la corsa. Dopo l’inevitabile stop dovuto alla Seconda Guerra Mondiale, nel 1947 la Mille Miglia tornò a essere disputata e, vent’anni dopo la prima edizione, i tempi testimoniano l’evoluzione delle vetture da corsa: Biondetti, a bordo di un’Alfa Romeo 8C berlinetta, superò di poco la Cisitalia 202 Spyder di Tazio Nuvolari, terminando in 16 ore, 16 minuti e 39 secondi. Nel 1957 un grave incidente (con lo scoppio di uno pneumatico che causò la morte di De Portago, Nelson e nove spettatori) mise fine alla Mille Miglia di velocità. La corsa, almeno nella sua accezione più vera e originaria, fu recuperata vent’anni dopo, nel 1977, quando venne organizzata una gara di regolarità a tappe per auto storiche che erano state iscritte almeno a un’edizione della Mille Miglia “originale”. Prima a cadenza biennale, poi (dal 1987) ogni anno, la Mille Miglia tornava così ad animare le strade. Il resto è storia relativamente recente: tra le edizioni più significative ed emozionanti da ricordare quella del 2020, tenutasi a ottobre a causa del Covid-19, vinta da Roberto e Andrea Vesco, padre e figlio. Fino all’incontrastato dominio del tandem Vesco-Salvinelli, che su Alfa Romeo 6C 1750 hanno trionfato nelle edizioni 2021, 2022 e 2023.
SportLe auto d'epoca e "la corsa più bella del mondo" tra storia, grandi campioni e imprese