Gastone Nencini "Il Leone del Mugello", campione del pedale stimato e amato dagli sportivi del Mugello, la sua terra di origine, ma anche da quelli fiorentini, perché Gastone è stato un grande protagonista ammirato da tutti. Elisabetta, la figlia, ce lo racconta con entusiasmo.
"E’ stato una leggenda del ciclismo, uno dei più grandi campioni di ciclismo, con le due vittorie al Giro d’Italia 1957 e con quella del Tour de France di tre anni più tardi".
Già, la stretta di mano del Generale De Gaulle.
"Fu il sigillo a quella straordinaria vittoria in maglia gialla. Quel gesto del presidente francese a Colombey Les Deux Eglises è rimasto leggendario".
Come il ritorno a Firenze accolto trionfalmente...
"E’ vero fu la conferma della simpatia e ammirazione di tantissimi sportivi verso mio babbo per quella impresa, una delle diverse realizzate come quella di aver concluso nella stessa stagione (1957) i tre Grandi Giri (Giro d’Italia, Giro di Spagna, Tour de France) nelle prime dieci posizioni, oppure per essere stato uno dei soli cinque corridori nella storia ad aver vinto sia Giro d’Italia che Tour de France, e le rispettive classifiche degli scalatori".
Come era Gastone Nencini uomo?
"Onesto, leale, coerente in tutto quello che faceva, uno splendido esempio del quale sono orgogliosa".
E suo padre come campione del ciclismo?
"La sua forza impressionante era la tenacia, la grinta, il carattere indomito, quella forza e quella capacità di fare sempre la corsa, come si dice in gergo, senza insomma restare sulle ruote degli avversari. Al babbo piaceva correre all’attacco e non subire".
Qualcuno ha detto che non faceva la vita da corridore...
"Non è vero assolutamente, ha fatto vita da atleta, se non ha raggiunto ulteriori traguardi fu per la sfortuna che lo colpì in varie occasioni. Magari avrà fumato una sigaretta in più".
Nacque a Bilancino, ora un grande lago artificiale.
"Si comprò la prima bici, una Pinzani dopo aver messo assieme i soldi aiutando i renaioli che lavoravano sul fondo del fiume estraendo la rena. Suo padre era contrario e così la bici di colore azzurro la teneva nascosta al babbo da un parente".
Il Tour sfiorerà soltanto la terra del Mugello.
"E’ un vero peccato, perché quel territorio ha avuto anche altri campioni del pedale oltre a conservare memorie storiche, e sarebbe stato bello che il Tour transitasse da Bilancino quel piccolo gruppo di case che il babbo ha fatto conoscere in tutto il mondo".
Ci racconta di quell’uomo che portava la carne a suo padre?
"Le disponibilità economiche erano poche ma un signore della zona del Mugello, alla moglie che gli chiedeva dove andava con il fagotto di carne, rispose che la portava a Gastone Nencini, perché il giorno dopo aveva un gara e quindi necessità di alimentarsi per bene".
C’è un’altra storia simpatica quella della gita.
"Era il 1955 c’erano i mondiali a Frascati e Don Rino Bresci, parroco di una chiesetta nella zona di Ronta e grande appassionato di ciclismo, decise di organizzare una gita in pullman per seguire mio padre. Ma non c’erano soldi, allora chiese un contributo alla Curia per un pellegrinaggio al Santuario alla Verna, ma la vera destinazione della gita fu poi Frascati".
Lei ricorda suo padre con tante belle iniziative.
"Mi piacerebbe maggiore considerazione verso i grandi personaggi che hanno dato tanto per serietà, valori, impegno".