Non sarà la festa di un solo giorno.
Nell’anno del centenario della nascita di Franco Zeffirelli, il ministero della cultura renderà omaggio al maestro con molte iniziative di qua di là dall’oceano, con un determinato impegno a rendere onore alla grandezza di un maestro non sempre valorizzato come avrebbe meritato.
Ne è convinta la sottosegretario al Mic, Lucia Borgonzoni, che illustra i progetti.
Sottosegretario Borgonzoni, “Nemo propheta in patria“, si potrebbe dire riguardo a Zeffirelli.
"Sì, anche per questo stiamo preparando eventi di respiro internazionale che ci accompagneranno tutto il 2023 e poi negli anni a venire, perché per molti aspetti Zeffirelli è un grande dimenticato. E vogliamo rimediare".
A cosa state pensando?
"A maggio porteremo i film del Maestro al festival del cinema di Tokyo. Speriamo di arrivarci con il restauro di pellicole quali ’Storia di una capinera’ e ’Fratello sole e sorella luna’. A novembre invece saremo a New York con appuntamenti legati principalmente al teatro del maestro, ma dove presenteremo anche il documentario di Anselma Dall’Olio, “Franco Zeffirelli, Conformista Ribelle“".
Rapporti con la Fondazione di Firenze?
"Molti. Non vogliamo lasciarla sola e cercheremo di darle tutto il sostegno necessario alla conservazione e valorizzazione del patrimonio lasciato da questo genio, simbolo della creatività italiana, capace di lasciare un segno in tutte le arti".
In che modo?
"Per esempio con la digitalizzazione dei film, ma anche del resto del materiale frutto della sua lunghissima carriera, in modo da farlo girare per il mondo. Al riguardo, stiamo già pensando al coinvolgimento dei nostri Istituti di cultura all’estero. Si arriva al paradosso che Zeffirelli è più conosciuto come artista “americano“ che italiano. E la colpa è nostra".
Cosa vuol dire?
"Sappiamo che era più amato all’estero che nel suo Paese. Col suo carattere e la sua irriverenza tipica dell’artista, diceva quello che pensava senza timore di non piacere a tutti. Ma non possiamo dimenticare un pezzo così importante della nostra cultura, solo perché il maestro non è sempre stato “politicamente corretto“, si direbbe oggi. Queste cose si sono sempre pagate. Ma ora su Zeffirelli è arrivato il momento di cambiare narrazione".
Olga Mugnaini