di Angelo Giorgetti
Fratello sole e sorella querela, ci scherzava Franco Zeffirelli perché la Juve gli aveva chiesto i danni, una seccatura ma anche un diamante da far luccicare come uno scudetto. Esattamente quello che la Fiorentina si era vista sgusciare dai piedi il 16 maggio 1982. Storia nota: squadre appaiate in testa alla classifica, ultima giornata da giocare, gol annullato a Ciccio Graziani a Cagliari (fallo di confusione in area, ahia, niente da aggiungere se un arbitro vuol farti male) e contemporaneo rigore concesso ai bianconeri a Catanzaro (gol di Brady).
Scudetto alla Juve, rabbia viola. "Meglio secondi che ladri", aveva titolato il Brivido Sportivo regalando ai tifosi della Fiorentina uno slogan adesivo da mostrare accanto alla targa delle auto.
Zeffirelli andò oltre. in un’intervista a La Nazione parlò di un "atto di brigantaggio".
Mica un tifoso qualsiasi rovesciò tanto rancore, no, proprio il Maestro e lo sfogo rimbalzò ovunque nel mondo anche se non c’era il Web. La Juve saltò sulla sedia e, impermalita assai, si affidò al giudizio del tribunale chiamando in causa anche il nostro collega Raffaello Paloscia, che aveva raccolto l’intervista di Zeffirelli.
Tre anni dopo la sentenza assolse il giornalista e condannò il Maestro a rifondere la Juve con 30 milioni, mica noccioline. Tanta roba all’epoca, ma raccontano che Zeffirelli abbia accolto la notizia con un ghigno: "I misfatti di Catanzaro e Cagliari sono stati immortalati dalle moviole". Retroscena: in secondo, se non in terzo piano era già traslocata la vecchia amicizia con Gianni Agnelli, il quale negli anni precedenti aveva telefonato più volte cercando di placare l’antipatia zeffirelliana contro la maglia a strisce. Anche l’erre moscia dell’avvocato si arrese e dopo le telefonate arrivarono le lettere dei legali.
L’intellettuale faceva un passo indietro – avanti!, contesterebbe il Maestro – verso la figura popolare del fiorentino malato di calcio. Niente mai avrebbe potuto allontanarlo dalla sua squadra.
Solo un grave incidente in auto insieme a Gina Lollobrigida, mentre stava raggiungendo lo stadio di Firenze nell’anno del secondo scudetto, ebbe più dei giudici il potere di separare Zeffirelli dalla passione viola. Mesi bloccato a letto, ma la radiolina funzionava: "Appena mi rimisi in piedi corsi di nuovo allo stadio, in tempo per festeggiare il titolo".
Fratello viola e sorella tricolore, che gran film sarebbe stato.