Tra le tecniche di recitazioni più conosciute e utilizzate c’è anche il metodo Meisner (creato dall’attore statunitense Sanford Meisner nel ventesimo secolo) che insegna ad ascoltare e rispondere portando tutta la propria attenzione fuori di sé, ovvero sul proprio partner. L'obiettivo del metodo Meisner è "eliminare l'attore sul palco", la sciando un personaggio che esiste completamente nel momento. Il metodo meisneriano parte dal presupposto che l’attore deve saper ascoltare. Così il primo esercizio fondamentale è quello della cosiddetta "action-reaction" o "ping pong" o "ripetizione": reagendo a certi impulsi, l’attore cerca di creare il "senso del vero". Il metodo impedisce all’attore di ripiegarsi troppo su se stesso, con risultati che potrebbero non essere ottimali per la performance. Anche il metodo Brecht rientra nell’elenco delle tecniche di recitazione più utilizzate. In questo caso si punta all’esasperazione dei gesti e delle espressioni, in modo da creare qualcosa privo di connessione logica che abbia però l’effetto di tenere lo spettatore sempre attivo e attento. Brecht infatti focalizza la sua attenzione sull’effetto di straniamento caratterizzato da violenti salti da una scena all’altra: può sembrare caotico ma è tutto studiato a tavolino. Altra tecnica di recitazione molto nota è il metodo Strasberg, messo a punto nel Ventesimo secolo dall’attore, regista teatrale, produttore cinematografico ed insegnante di recitazione polacco naturalizzato statunitense Lee Strasberg. Questo metodo si basa sulla modalità espressiva di un’emozione che rende la recitazione fluida e l’interpretazione del personaggio praticamente perfetta. Attraverso delle libere associazioni e il rilassamento psicofisico gli attori possono riuscire a migliorare le loro capacità recitative. Due metodi diversi che ancora oggi rivestono ruoli da protagonista nel mondo della recitazione.
TeatriGli insegnamenti di Meisner, Brecht e Strasberg