I nostri simboli nel mondo. Muller e Andreini. Livornesi... da corsa

Il ciclista fu il primo italiano al Tour de France, l’altro un brillante automobilista. Il Comune gli ha intitolato due aree verdi: al Castellaccio e in via Goito.

I nostri simboli nel mondo. Muller e Andreini. Livornesi... da corsa

Sopra l’intitolazione dell’area verde a Muller, sotto al centro il ciclista all’epoca del tour

Hanno fatto grande il nome di Livorno in giro per il mondo. E l’hanno fatto nel nome dello sport. Ora per Edoardo Andreini, indimenticato pilota automobilistico classe 1912, e Rodolfo Muller, mitico ciclista che fu il primo italiano a partecipare (arrivò quarto) al Tour de France del 1903 è tempo di riconoscimenti pubblici. L’area verde ’Casine/Savolano’ tra via della Porcigliana e via del Castellaccio, nelle vicinanze del tracciato del circuito di Montenero, è adesso dedicata alla memoria di Edoardo Andreini, per tutti “Dado”, che fu punto di riferimento dell’automobilismo livornese, stella polare di un movimento per anni vanto cittadino. Mentre a Muller è stata intitolata l’area verde tra via Goito e via Orlandi.

Fu un grande uomo di corse, Dado Andreini, considerato il miglior organizzatore di rally a livello italiano e internazionale. Vulcanico e visionario ha contributo in modo fondamentale alla crescita di una specialità dentro a un’epoca che viveva la sua fase più acuta e calda della passione. Dado era stato pilota. Nel 1949 aveva partecipato alla Mille Miglia a bordo di una Fiat Topolino e poi alla Coppa della Collina al volante di una Ermini 750. Era cresciuto nel mito della Coppa Montenero e delle infernali curve del Castellaccio, che nel 1927 videro l’esordio sul tracciato livornese del grande Tazio Nuvolari. Riportare le corse su quelle strade è stato anni un suo chiodo fisso. Nasceva da questi presupposti la creazione della Coppa Liburna che dal 1966 al 1987 ha portato la sua firma. Un impegno al quale Dado aggiunse l’organizzazione del Rally dell’Isola d’Elba, che arrivò all’apice nella seconda metà anni ’70. Dado Andreini è stato il faro di un’intera generazione di piloti, appassionati, organizzatori che vedevano in lui un riferimento. Per anni è stato consigliere e vicepresidente dell’Automobile Club Livorno, membro della Commissione Sportiva Automobilistica Italiana e presidente della Scuderia Livorno Corse. Quanto a Rodolfo Muller, fu ciclista professionista e giornalista, fratello minore del pittore Alfredo Müller. Nei mesi scorsi, proprio per ricordare la prima edizione del Tour de France e il suo unico concorrente italiano, con il patrocinio del Comune di Livorno, dell’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo e delle associazioni Livorno delle Nazioni e Les Amis d’Alfredo Müller, è stata realizzato il libro “Un tour prima del Tour. Le prime pagine della leggenda di Rodolfo Müller“: tre settimane prima dell’inizio della gara, in sella a una bici, partì per esplorare il percorso tracciato, inviando note tecniche e pratiche utili ai corridori. Alla cerimonia, insieme al sindaco, sono intervenuti rappresentanti di Les Amis d’Alfredo Müller, l’associazione che ha avanzato la richiesta di intitolazione. Müller nacque il 12 agosto a Livorno al civico 17 di via Cecconi come quarto figlio, e secondo maschio, di Eugenia e Edoardo Müller, una coppia di cittadinanza svizzera, appartenente alla società cosmopolita insediatasi da tempo nel porto toscano. Il movimento nazionalista che aveva fatto seguito all’Unità d’Italia aveva scosso la vita economica della città la cui ricchezza derivava dalla presenza di stranieri incoraggiata dai Granduchi per secoli. La fiorente impresa commerciale Müller non riesce a sfuggire all’ondata di fallimenti e nel 1895 la famiglia emigra a Parigi. Rodolfo Müller si fa strada grazie al suo amore incondizionato per lo sport e alla sua capacità di adattamento nell’ambiente sportivo parigino.