I cosiddetti orfani speciali sono bambini e bambine rimasti orfani a seguito di un femminicidio, conseguenza estrema, la più grave, del fenomeno della violenza sulle donne. L’Italia negli ultimi anni ha fatto diversi passi avanti per dotarsi di strumenti per contrastare e rispondere al fenomeno della violenza contro le donne, anche nella sua declinazione intrafamiliare: dalla ratifica della convenzione di Istanbul al Codice Rosso, sono stati aggiornati i mezzi a disposizione per migliorare la tutela giuridica delle donne e dei loro figli e figlie. Tuttavia, sono ancora molti gli ostacoli che le donne incontrano lungo il percorso di fuoriuscita della violenza e quando le misure esistenti non bastano, quando si arriva tardi, la violenza agita da un partner intimo, che cresce nel tempo, può portare al femminicidio. L’omicidio di un genitore da parte dell’altro rappresenta un’esperienza traumatica complessa in cui al dolore per la perdita si aggiungono numerose difficoltà: materiali, emotive, sociali e giudiziarie. Gli orfani di femminicidio sono bambini e bambine che hanno assistito, a volte per anni, alle violenze del padre nei confronti della madre, subendone le conseguenze sul proprio processo di sviluppo. Di tutto questo si parlerà oggi dalle 9.30 nell’Auditorium “G.Kutufà” del Museo di Storia Naturale, via Roma 234 all’iniziativa organizzata dal Rotary Club Livorno Sud - Colline pisano-livornese e dal Soroptimist Club Livorno. Qui avrà luogo, alla presenza delle autorità, il convegno dal titolo “Progetto Airone: un aiuto concreto agli orfani di femminicidio”, che ha ottenuto il patrocinio del Comune, della Provincia e della Marina Militare. Interverranno come relatori Piercarmine Sica, comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri sempre i primi a giungere sul luogo dell’accaduto, l’avvocato Patrizia Schiarizza presidente dell’associazione Il Giardino segreto, capofila per il centro Italia del progetto Airone, la dottoressa Roberta Menchini psicologa e psicoterapeuta e un testimone diretto, che ha vissuto in prima persona questa tragedia. Modera la giornalista Irene Carlotta Cicora.
"C’è un mondo sommerso di cui non si parla ancora abbastanza – spiega l’avvocato Schiarizza – I dati lo confermano, esistono ma lo Stato non li conta. Eppure siamo davanti a un fenomeno ormai strutturale. Si parla sì di femminicidio ma non di chi rimane. Bambini e bambine. La dimensione numerica è importante, occorre parlare di questa tematica per disseminare la cultura e fare rete. Tutti possono dare il loro contributo, non soltanto le autorità. La comunità deve per prima cosa credere alle donne e non sottovalutare le segnalazioni di rischio. Non esiste il ’raptus’. Ci sono figure esperte e non che possono intercettare le situazioni potenzialmente pericolose. Oltre a credere alle donne – ci sono soggetti recidivanti, che hanno già alle loro spalle l’attivazione di percorsi – la magistratura deve dare seguito veloce nei casi di rischio. E poi altri contesti possono ’raccogliere’ il disagio, ad esempio la scuola. I bambini, spesso, si esprimono con i disegni. Che possono contenere indizi. Importante anche l’apporto che può dare, oltre alla comunità educante, quella dello sport. Tante volte, per un retaggio culturale, si pensa che quello che succede nelle case d’altri non sia affar nostro. Non è così. L’Italia è tra i pochi Stati ad avere una legge che, con i suoi limiti, funziona e supporta le famiglie, aiuta e prevede un contributo alle spese anche scolastiche".