Sindaco Nardella, anche il 2024 si dimostra l’anno delle grandi infrastrutture e dei grandi lavori.
"In questi dieci anni abbiamo messo mano a tutte le opere infrastrutturali strategiche della città, rimaste ferme per decenni. Pensiamo all’alta velocità: siamo partiti col cantiere del sottroattraversamento. Per lo stadio Franchi si può dire lo stesso: dopo 40 anni di dibattiti, polemiche, annunci e rinvii siamo finalmente partiti con i lavori e abbiamo le soluzioni per finanziare tutti gli interventi, inclusa la copertura dello stadio. Nessuno ci credeva ma con pazienza e tenacia ci siamo riusciti".
E sulle tramvie siamo in dirittura d’arrivo per la linea Fortezza-Libertà-San Marco.
"E’ così, in questi dieci anni abbiamo realizzato tre linee, visto che sono già in funzione quelle per l’aeroporto e Careggi. Cominceremo entro la fine del mandato, quindi quest’anno, i lavori sia per la linea 4 che per la linea di Bagno a Ripoli che dovranno finire - visto il finanziamento del Pnrr - per il 2026. Poi cominceremo anche con la linea Rovezzano, l’anno prossimo, vale a dire la tramvia che passa per lo stadio. E infine il prolungamento della linea che arriva a Sesto Fiorentino dall’aeroporto".
Resta proprio l’aeroporto.
"Il progetto va avanti, attendiamo la Via. Se questi 10 anni sono stati gli anni della trasformazione di Firenze, i prossimi 5 completeranno la realizzazione di tutti questi progetti e daranno un volto nuovo, moderno, sostenibile, globale, internazionale alla città".
A Firenze però ci sono ancora tante strutture, soprattutto industriali, che aspettano una loro ricollocazione: quali sono le sue idee per evitare che rimangano cattedrali nel deserto?
"Non dobbiamo assolutamente disperdere la vocazione internazionale di Firenze. Anzi, dobbiamo potenziarla investendo sulla formazione professionale, l’innovazione tecnologica e le infrastrutture. Per questo è necessario andare avanti col progetto della grande Firenze perché la superficie del capoluogo fiorentino, tra le più piccole d’Italia, non può contenere nuovi contenitori produttivi e industriali. Per quanto riguarda i contenitori abbandonati non possiamo che lavorare sulla rigenerazione".
Il turismo, con i suoi pro e i suoi contro, è sicuramente una delle ricchezze di questa città. Ma come si fa a non essere fagocitati dal mordi e fuggi e soprattutto, come è possibile non fare la fine di Venezia?
"Firenze è molto diversa da Venezia. Non solo per l’aspetto geografico, ma pure per l’aspetto economico e sociale. La nostra città ha ancora una fortissima vocazione manifatturiera industriale, che interessa anche i quartieri del capoluogo. E poi ha una conformazione che le permette di collegarsi bene agli altri comuni dell’area metropolitana. Per questo tra le azioni che abbiamo già messo in campo per costruire un modello sostenibile c’è quello della promozione del territorio metropolitano esterno al capoluogo così da diversificare i flussi turistici che oggi sono molto concentrati nel centro storico. Investire sul turismo di qualità significa anche investire sullo slow tourism o su nuove forme di turismo come il ciclo-turismo. Non a caso abbiamo voluto fortemente la grande partenza del Tour de France per il 29 giugno di quest’anno, prima volta in Italia, per promuovere cioè una cultura del territorio che passa attraverso la bicicletta e la curiosità di scoprire nuovi paesaggi. Il turismo di qualità passa anche dall’offerta culturale".
Sindaco, come immagina Firenze tra 20 anni?
"Più metropolitana, con i confini più larghi, più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Più moderna dal punto di vista della presenza dei giovani, della vocazione alla formazione e degli investimenti sulle nuove tecnologie e sulla transizione digitale".
Quali dovranno essere i suoi punti di forza per vincere le sfide del futuro?
"Il punto di forza di Firenze più importante è la sua storia e cultura, senza di questo non hai identità e senza identità non puoi costruire il progetto per il futuro di una città. Altri punti di forza sono legati alla sua comunità che è solida, forte, inclusiva, aperta. Come diceva La Pira quando inaugurò nel 1954 il quartiere dell’Isolotto una città è fatta di persone, è prima di tutto una comunità. E questa è la forza di Firenze".