Presidente, a Firenze si parla sempre di turismo; per una volta parliamo di industria?
"Dobbiamo farlo, perché l’industria è la sala macchine del Pil; e senza l’industria non ci sarebbero, né Firenze, né la Toscana che conosciamo! Le nostre imprese sono campioni del made in Italy; e, come dico sempre, dobbiamo preoccuparci che il sistema industriale produca ricchezza, perché non è in gioco la crescita delle imprese, ma quella del nostro territorio. Purtroppo, viviamo tempi complessi: le tensioni geopolitiche, accanto alla crisi energetica, al cambiamento dei modelli di consumo e alle difficoltà di alcuni mercati come la Cina, hanno portato la nostra economia, dopo la forte ripresa post pandemica, in una fase di deciso rallentamento. La situazione, quindi, per alcuni importanti settori manifatturieri è seria. E in un momento complesso come questo, serve l’apporto di tutti. Per questo dico: svegliamoci! Perché il motore economico che traina tutti gli altri è l’industria; e l’industria oggi è in sofferenza".
Le infrastrutture in Toscana potrebbero essere il volano di un nuovo rilancio dell’economia. Eppure, c’è la sensazione che un potenziale di crescita enorme sia frenato da troppi ritardi. Cosa ne pensa?
"E’ proprio così. Le infrastrutture sono un formidabile acceleratore di Pil. E sono un driver strategico per la ripresa, perché lo sviluppo ha bisogno di porte, non di imbuti. E quando parlo di infrastrutture non penso solo a quelle materiali, importantissime, ma anche alle regole e ai tempi delle burocrazie. Passi avanti ce ne sono stati: a Firenze, ad esempio, è attivo il cantiere pubblico più importante d’Italia, sia per la portata dell’investimento, sia per la tecnologia applicata: mi riferisco al passante ferroviario. E non dimentichiamo la rete tramviaria. Ma abbiamo accumulato ritardi che non possiamo più permetterci; e le nostre imprese scontano ancora carenze infrastrutturali vecchie di decenni, che frenano la loro competitività e aumentano i costi: dall’aeroporto a tutta la viabilità di alcune aree industriali: penso alla FiPiLi o alla Firenze-Siena. E’ inaccettabile giocarsi fuori dai nostri cancelli una parte della competitività ottenuta dentro le nostre fabbriche. E il nostro territorio resta ancora poco appetibile per investitori stranieri, che, al contrario, dovremmo attrarre oltre che impegnarci a trattenere quelli già esistenti. La retention è una questione fondamentale, di cui troppo poco si parla. Ed è una questione che coinvolge anche le infrastrutture".
Energia verde, a che punto è la Toscana?
"Intanto parlerei di energia: la paghiamo troppo. E questo non ci rende competitivi. Aggiungo anche che non ci rende attrattivi per chi intende investire da noi. Ecco perché in Toscana dobbiamo sfruttare quello che abbiamo a disposizione: penso al potenziamento della geotermia, prevedendo anche forme di ricadute sulle imprese toscane. Servono, quindi, massima semplificazione e massima celerità per le nostre imprese che vogliono realizzare nuovi impianti di produzione per autoconsumo. Sono investimenti necessari e strategici, che per le imprese richiedono sostegni adeguati. E, se mi permette, vorrei aggiungere ancora una cosa".
Prego…
"Le prospettive dei prossimi mesi sono legate al recupero di consumi e investimenti, in Italia e in Europa. Ma abbiamo ancora troppe zavorre: dal prezzo di energia e materie prime, alle difficoltà di alcuni settori-core della nostra manifattura. L’economia deve stare, quindi, in cima a tutte le agende, attivando subito tutti gli strumenti a disposizione del territorio e del governo. Sappiamo che soldi ce ne sono pochi; bisogna concentrarsi sulla priorità dell’industria e mettere mano a tutte quelle riforme a costo-zero che attendono da tempo, a partire proprio dalle burocrazie, dalla semplificazione delle norme, fino alla velocizzazione degli iter amministrativi".