Nonostante i solenni proclami, le emissioni annuali di gas serra continuano a crescere. E siccome la terra riesce ad assorbirne solo una piccola parte (circa il 10%), i gas serra continuano ad accumularsi in atmosfera per formare la ‘cappa’ che causa l’accumulo di energia e calore. Il calore stravolge il ‘ciclo dell’acqua’ e si traduce in precipitazioni più intense e concentrate, con un conseguente aumento delle alluvioni nei territori che non possono assorbire le precipitazioni.
La splendida e infaticabile Toscana è uno di questi. Le zone appenniniche, con pendii ripidi e suoli spesso poco profondi, sono soggette a frane e smottamenti, fenomeni che si intensificano con le piogge intense. Le colline, caratterizzate da terreni argillosi, presentano una bassa permeabilità, favorendo il ruscellamento superficiale e l’erosione del suolo. Le pianure alluvionali, come la Val di Chiana e la Maremma, sono soggette a esondazioni fluviali. La subsidenza in alcune aree costiere, come la Versilia, aggrava il rischio di allagamenti. E in aggiunta ai temi naturali c’è l’espansione urbana (con relativa impermeabilizzazione del suolo), che riduce la capacità di drenaggio del territorio, amplificando gli effetti delle piogge intense.
Gli eventi del 2023 e 2024 sono esempi di eventi metereologici estremi sempre più frequenti e intensi, che non possono più essere definiti straordinari, ma piuttosto emblematici di una nuova, spaventosa, ‘normalità’.
Secondo la Regione Toscana, le alluvioni del 2023 hanno causato danni per oltre 2 miliardi di euro, con un impatto significativo sull’agricoltura e sul turismo. E il futuro non è roseo. Un recente studio del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) prevede un aumento del rischio di alluvioni in Toscana nei prossimi decenni, con possibili danni economici crescenti a causa dell’intensificarsi degli eventi estremi.
Il dibattito climatico è spesso dominato dal tema della riduzione (mitigazione) delle emissioni. Ma il futuro della Toscana dipende piuttosto dalla capacità di affrontare i cambiamenti climatici con interventi che permettano di adattare il territorio e le comunità ai cambiamenti in corso. Le misure da prendere sono note e oramai urgenti. Tra le più note: il ripristino delle aree di esondazione naturale, la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, gli interventi di ingegneria naturalistica per la stabilizzazione dei versanti e le pratiche agricole sostenibili per aumentare la capacità di assorbimento del suolo.
Poi serve la progettazione e costruzione di infrastrutture in grado di resistere a eventi estremi, come strade sopraelevate, ponti più robusti e sistemi di drenaggio più efficienti. Di eguale importanza i sistemi di monitoraggio e previsione meteorologica, i sistemi di allerta tempestivi per la popolazione, la limitazione dell’urbanizzazione in aree a rischio, la costruzione di edifici resilienti alle alluvioni e l’utilizzo di materiali permeabili nelle aree urbane.
Per evitare altre catastrofi e il declino economico, la splendida e infaticabile Toscana deve cambiare. Presto.
Luca Bonaccorsi
Direttore sostenibilità PwC Italia