di Monica Pieraccini
FIRENZE
E’ realtà Confindustria Toscana Centro e Costa, la nuova associazione degli industriali nata dalla fusione di Confindustria Firenze, presieduta da Maurizio Bigazzi, e Confindustria Livorno Massa Carrara, guidata da Piero Neri. Fino al 2025 Bigazzi sarà il presidente di Confindustria Toscana Centro e Costa. E proprio con lui parliamo della situazione regionale.
Ci sono segnali positivi che arrivano dal tessuto economico fiorentino?
"Questi segnali ci sono: mi riferisco alla capacità delle nostre imprese di affrontare le sfide di una congiuntura incerta, trasformandole in opportunità. Il contesto economico lo conosciamo: ci sono deboli segnali positivi rappresentati da una produzione industriale in leggera risalita e da un tasso d’inflazione in diminuzione. Lo scenario è pieno di incognite, a partire da quelle internazionali: si pensi alle tensioni nel Mar Rosso, che mettono a rischio i flussi commerciali con un conseguente incremento delle percorrenze (solo a febbraio, i volumi transitati dal Capo di Buona Speranza sono cresciuti del 73%) e con un balzo dei noli che impatterà sui prezzi dell’import. Le nostre imprese devono misurarsi su mercati in cui la disponibilità di materie prime strategiche è completo appannaggio dei competitor; cito, ad esempio, i settori ad alto contenuto digitale, dove la Cina dispone di tutte le materie prime necessarie alla produzione. Inoltre, facciamo i conti con un mercato creditizio che frena gli investimenti. In sintesi: altro che segnali positivi, le nostre imprese sono eroiche".
A Firenze ci sono stati cinque morti sul lavoro e tre feriti. Cosa pensa del decreto legge approvato dal Governo che prevede, tra le altre cose, la patente a punti per le imprese?
"Il lavoro va fatto a monte, sia sulla prevenzione, sia sulla qualificazione delle imprese. Su questo ci stiamo impegnando da tempo e abbiamo un dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali perché – lo sottolineo – imprese e lavoratori su questo tema stanno dalla stessa parte. La sicurezza è un valore condiviso. Voglio ripetere quello che ho detto subito dopo la tragedia fiorentina: per le nostre imprese la sicurezza viene prima del profitto".
La pelletteria a Firenze soffre, soffrono in particolare le piccole aziende contoterziste. Cosa si può fare?
"Abbiamo un patrimonio di saper fare che è l’orgoglio del nostro made in Italy ed un capitale sociale del nostro territorio. Per questo nei giorni scorsi, con un bel gioco di squadra, abbiamo siglato un patto di sistema per minimizzare gli impatti del rallentamento congiunturale sulla filiera della pelletteria e portare avanti progetti che consentano di preservare l’eccellenza della nostra manifattura. Sottolineo che questo accordo, che presenteremo alla Regione Toscana, lo abbiamo siglato con le organizzazioni territoriali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil ed è il frutto di un tavolo di lavoro in cui sono state analizzate a fondo sia la situazione, sia le prospettive del settore, e che ha visto il contributo di Assopellettieri. Ci proponiamo di coinvolgere tutti i portatori di interesse del distretto - che è fra i più importanti per la produzione del lusso a livello europeo – in un concreto percorso di rilancio che faccia leva sulle nostre peculiarità: l’altissima qualità e la legalità della filiera".