Da una parte il turismo che va alla grande, dall’altra parte la manifattura che invece annaspa e rischia di paralizzare la Regione Toscana.
È un anno – quello che va concludendosi – di luci e ombre con una regione che si trova di fronte a una sorta di spartiacque e ha davanti un futuro ancora tutto da scrivere senza avere in dote le certezze granitiche di un passato neanche troppo remoto. Una meta, la Toscana, agognata da mezzo mondo che però non riesce più a valorizzare e tradurre in sviluppo le sue enormi risorse.
"Ma la Toscana non molla, anche se non capisco il perché certe problematiche a livello di attività produttive non siano in cima all’agenda di governo. Mi sforzo, ma non capisco". Sono parole dell’assessore all’economia, al credito, al turismo e alle attivita produttive della Regione, Leonardo Marras.
Assessore, la nota positiva è il turismo?
"Il 2024 è un anno record. È l’anno in cui si recupera tutto quello che è stato il crollo del Covid. Anzi superiamo i dati del 2019, anche allora fu un anno record". Quindi è l’anno del record paragonato ad un altro anno record.
"Sì, incredibile vero? Andiamo sui 50 milioni di presenze annue. Poi il risultato non è omogeneo, ovvio. C’è il fenomeno degli arrivi stranieri che riguardano soprattutto le città d’arte, la domanda interna è ancora molto debole".
E nelle città d’arte c’è chi, vedi Firenze, si pone in modo concreto la domanda su come gestire il fenomeno dell’overtourism.
"Sì, la delibera che ferma gli affitti turistici brevi del Comune di Firenze è molto positiva, è un contributo concreto a una esigenza di governare questo fenomeno. Serve trovare un equilibrio tra residente e turista. Il destino del turismo dipende dalla felicità dei residenti, se c’è un disequilibrio è un problema. E poi il turista cerca esperienze autentiche, ma come fa a farle se nel centro non ci sono più i residenti? Serve correggere il tiro".
Qual è la cosa che la proccupa di più a livello produttivo?
"Il dato sulla manifattura è quello più preoccupante, soprattutto la filiera della moda. Fatto 100 la produzione industriale, le filiere della moda valgono il 40%. E c’è una crisi. Non è per tutta la regione, penso ad esempio all’oro di Arezzo che non ha dati così negativi. Però il calzaturiero perde il 20%, il settore dell’industria conciaria ha una flessione a doppia cifra. È una crisi lunga, che mette in ginocchio le Pmi".
E come se ne esce a suo modo di vedere?
"Intanto nel breve periodo con strumenti ‘difensivi’ come la cassa integrazione lunga, le garanzie di accesso al credito. Però serve un’azione dello Stato, servono anche risorse per le imprese, aiuti concreti".
C’è questa azione?
"No. E questo mi rende perplesso".
Come vede la Toscana tra cinque anni?
"Penso che questa situazione di crisi sarà superata. Mi aspetto che ci possa essere una capacità diversa di aderire alle nuove tecnologie. Noi nel frattempo stiamo ragionando insieme a tutte le categorie economiche regionali su come potremo dare un indirizzo a questo settore, su come si riposizionerà. Parliamo di produzione, innovazione, sistema produttivo, sostenibilità. A 360 gradi. Tutto sarà tracciabile, sicuro, sostenibile. E sono convinto che il momento difficile che stiamo vivendo adesso sarà alle spalle".
Niccolò Gramigni