di Fabrizio Morviducci
FIRENZE
"Un anno di transizione". Così il direttore dell’Irpet, istituto regionale per la programmazione economica, Nicola Sciclone sul quadro che si presenta alle aziende toscane.
Le imprese nella nostra regione seguono il quadro internazionale e italiano, che vede un’economia generalmente in sofferenza. Quali sono i motivi?
"La congiuntura è caratterizzata dall’incertezza delle prospettive economiche. Il mercato è dominato da tensioni geopolitiche per le quali non si prospetta una risoluzione rapida, penso a quanto sta avvenendo in Ucraina, ma anche alla crisi nel Medio Oriente. Non mancano problemi legati alle restrizioni sull’accesso al credito per famiglie e imprese. Il terzo elemento di negatività è il tasso di inflazione che è in calo, ma certo è ancora lontano dai livelli del 2021. Questi tre fattori frenano l’economia. Naturalmente è l’economia globale a essere debole e instabile. L’Italia, e a caduta la Toscana risentono di questa fase".
Cosa ha sostenuto le famiglie?
"Sicuramente un sostegno al reddito è arrivato dai livelli di occupazione che sono stati generalmente positivi. Resta però il problema delle retribuzioni che non sono in grado di far mantenere un adeguato potere d’acquisto alle famiglie; un dato da non sottovalutare che ha ripercussioni dirette sull’andamento dell’economia".
Quali sono le previsioni per questo 2024?
"E’ prevista una crescita del Pil dello 0,8%; praticamente invariato rispetto al 2023, che ha fatto registrare un +0,7. Ma le previsioni al momento sono difficili proprio per la situazione internazionale".
E intanto uno dei settori trainanti dell’economia toscana, ovvero la moda, sta attraversando fase di crisi piuttosto evidente.
"Dopo il rimbalzo arrivato post-Covid, il comparto ha fatto registrare un andamento negativo particolarmente accentuato nel corso dell’anno appena passato. Il settore ha fatto molto peggio della media regionale. Ed essendo uno dei settori fondamentali per l’industria della regione, ha portato con sé anche il risultato aggregato della Toscana: le calzature hanno avuto il risultato peggiore, seguite a ruota dal tessile, dalla pelletteria e dall’abbigliamento".
C’è un settore che invece è andato bene e ha prospettive?
"Il turismo. Che insieme all’export nel 2023 ci ha dato le soddisfazioni migliori in termini di performance. La Toscana nei primi mesi 2024 ha accresciuto il numero di presenze turistiche, più delle altre regioni. Il flusso complessivo, se scomposto per origine dei visitatori, suggerisce come il vero recupero importante riguardi la componente internazionale che, dopo il 2020-2021 sta rapidamente tornando ad un volume di presenze, e con esso anche di spesa, del tutto analogo a quello pre-pandemico. Nello specifico, i turisti stranieri sono aumentati del 14,7% in Toscana, mentre nel resto d’Italia la crescita è risultata più contenuta (10,9%)".
Da quali indicatori dovremo valutare il 2024?
"Dall’andamento del manifatturiero, che ovviamente è legato alla crisi del settore moda, ma avrà benefici dalla farmaceutica, dalla metallurgia e dalla meccanica di previsione che funzionano bene in termini di export; dovremo prestare attenzione anche all’occupazione, soprattutto dai livelli del ricorso agli ammortizzatori sociali nei settori chiave. Gli ultimi mesi del 2023 hanno disegnano una traiettoria dell’economia regionale in progressivo rallentamento. La frenata è stata ancora evidente nel caso delle economie avanzate come appunto la nostra Area Euro. L’anno in corso sarà difficile. Ancora di transizione".