Un anno in chiaroscuro: "Più servizi e occupati. Male moda e manifattura. Ma la risalita è possibile"

Nicola Sciclone, direttore Irpet della Toscana: "Le risorse stanziate per la sanità rischiano di essere insufficienti. I distretti della Toscana vanno difesi con aggregazioni, ammortizzatori e moratorie sui debiti".

Un anno in chiaroscuro: "Più servizi e occupati. Male moda e manifattura. Ma la risalita è possibile"

Nicola Sciclone, direttore Irpet della Toscana: "Le risorse stanziate per la sanità rischiano di essere insufficienti. I distretti della Toscana vanno difesi con aggregazioni, ammortizzatori e moratorie sui debiti".

Il bilancio di questo 2024 per le nostre imprese?

"Un anno contrassegnato dal rallentamento del ciclo economico. In positivo va segnalata la tenuta dei servizi, l’espansione del numero di occupati, l’accelerazione delle esportazioni. Ma in negativo emerge la debolezza della manifattura, la cui produzione industriale è in calo da molti mesi e la cui discesa non è ancora conclusa. In particolare, ciò è evidente nella moda". Non usa giri di parole Nicola Sciclone, direttore di Irpet Toscana, l’istituto regionale per la programmazione economica fondato nel 1968. E arriva dritto al cuore del problema per la Toscana del lavoro: la crisi dilagante del distretto della moda.

Direttore Sciclone, come uscirne?

"Si tratta di un comparto su cui insistono tre principali fronti di crisi. Il primo fronte è quello dell’area fiorentina del lusso, le cui difficoltà sono amplificate dalle vicende aziendali di una grande impresa che opera in più settori: pelle, calzature e abbigliamento. Il secondo fronte riguarda il sistema tessile di Prato, in cui la congiuntura non favorevole esacerba le conseguenze negative di una pluriennale difficoltà a fronteggiare la competizione internazionale. Quest’ultimo elemento di fondo caratterizza anche l’ultimo fronte che investe il nostro territorio, ovvero il calzaturiero dell’area pisana. Non ci sono ricette semplici, per uscirne. Ma serve difendere subito il lavoro ed il capitale con ammortizzatori e moratorie sui debiti, per conservare il reddito e mantenere in vita chi oggi rischia di uscire dal mercato. E contemporaneamente agire, in una ottica prospettica, sui fattori che indeboliscono la competitività del settore"

Per esempio?

"Con le aggregazioni e le reti di impresa o con la formazione di adeguate competenze. Su entrambi gli aspetti è decisivo il protagonismo dal basso, ma l’azione del settore pubblico può essere non meno importante. Anche senza risorse. Ad esempio, promuovendo le occasioni in cui un imprenditore possa ricevere consulenza aziendale. O potenziando l’orientamento scolastico e l’offerta scolastica più vocazionale. Le ricette ci sono e sono note. Il vero salto qualitativo è metterle in pratica. Non è semplice. Ci vuole tempo. E il concorso di tutti gli attori".

Nella finanziaria ha trovato sufficienti misure a sostegno delle famiglie?

"Nel 2024 la situazione economica delle famiglie è migliorata: la maggiore occupazione e alcuni rinnovi contrattuali di categoria hanno incrementato il reddito disponibile. Se ne è avuto traccia nell’andamento dei consumi, il cui profilo di crescita necessiterebbe però di una più vigorosa accelerazione. Il disegno di legge di bilancio include diverse misure a favore delle famiglie, fra minore pressione fiscale, rinnovo del contratto nel settore pubblico e aiuti ai nuclei con figli"

Ci può anticipare alcune delle rilevazioni che saranno contenute nel rapporto di fine anno di Irpet?

"Facendo un primo calcolo, che affineremo nel nostro Rapporto, il beneficio netto che la finanziaria destina alle famiglie toscane dovrebbe aggirarsi sui 538 euro l’anno a nucleo, circa 45 euro al mese. Non molto, in verità. E con il rischio che questo beneficio monetario aggiuntivo sia compromesso da minori servizi, per la spending review sugli enti locali. Senza considerare che le risorse destinate alla sanità pubblica, pur aumentando, rischiano di non essere sufficienti a garantire in modo adeguato il diritto alla salute".

Per chiudere, ci aspetta un 2025 di crescita, nonostante locomotive d’Europa come Francia e Germania hanno ridotto i giri del motore?

"Di crescita sì, ma debole. La crescita prevista sarà inferiore all’1 per cento. Quindi sintetizzando una crescita stabile, ma un po’ deludente. Che richiederebbe all’Europa, perché questa è la scala minima in cui aggredire il problema, una accelerazione negli investimenti per abbassare i costi energetici, ridurre le nostre dipendenze e favorire l’innovazione".

Francesco Ingardia