OLGA MUGNAINI
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La scienza che si fa arte. Riapre la Specola. Tredici nuove sale per il gioiello di Firenze

Nato nel 1775 col granduca Pietro Leopoldo, è il primo del genere in Europa. Dopo cinque anni di lavori ha riaperto le porte della sua storica sede. .

La scienza che si fa arte. Riapre la Specola. Tredici nuove sale per il gioiello di Firenze

Era il 21 febbraio 1775 quando il Granduca Pietro Leopoldo istituì l’Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale, conosciuto poi col nome di Specola,

dall’osservatorio astronomico nel Torrino che sovrasta la storica sede in via Romana a Firenze. Il primo museo scientifico aperto a tutti, "purché dignitosamente vestiti", si avvertiva.

Sono passati 250 anni e quelle collezioni che partono da Lorenzo il Magnifico e che vengono integrate ancor oggi da nuove acquisizioni, continuano a incantare per le meraviglie della Natura "dalla terra al cielo": animali esotici imbalsamati, cere che svelano l’interno del corpo umano, rocce di meteoriti, fiori e piante di tutti i continenti, fino agli imponenti scheletri di balena e di elefante asiatico. E ancora la “Tribuna di Galileo“, vero tempio laico dedicato al celebre astronomo toscano.

La Specola è una delle eccellenze del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino, che dopo ingenti lavori di restauro e riallestimento, finanziati dall’Università e dalla Regione Toscana, riapre al pubblico, col rinnovato fascino di un mondo antico e con le novità delle tecnologie moderne. Tredici le nuove sale espositive, per settecento metri quadri complessivi.

Concepita sulla base delle idee illuministe care a Pietro Leopoldo, la Specola anticipava di quasi due secoli e mezzo l’odierna visione di museo, basato sui valori della più ampia comprensione del patrimonio culturale in relazione alla società. I leoni, le tigri, il rinoceronte, e gli altri animali imbalsamati nel XVIII e XIX secolo, restano un incontro ravvicinato con la Natura di straordinaria emozione, non a caso da sempre uno spettacolo entusiasmante per i bambini.

"In 23 sale sono esposti esemplari zoologici provenienti da tutto il mondo - spiega il presidente della Specola Marco Benvenuti –, in un impianto espositivo che porta avanti la tradizione del progetto originale del museo che mira a rendere manifesto il Sistema della Natura. Gli esemplari esposti sono solo una piccola parte degli oltre 4 milioni di reperti conservati nelle collezioni e documentano, tra le altre, diverse specie ormai estinte ed altre in via di estinzione, oltre a moltissimi esemplari di notevole interesse scientifico e storico".

Ed eccoci alle sale delle cere anatomiche, una collezione unica al mondo, prodotta in circa un secolo dall’Officina di Ceroplastica creata presso il museo nel 1771 e aggiornate via via con le scoperte sul funzionamento del corpo umano: dal sistema linfatico al cervello, il cuore con i suoi ventricoli, i muscoli. Un patrimonio di circa 1400 opere in 562 urne, giunto con un impianto museografico pressoché uguale dal XVIII secolo, accompagnato da disegni e apparati didattici realizzati da esperti disegnatori e calligrafi.

Dopo un secolo tornano visibili anche le cere botaniche, costituita da piante e frutti di grande realismo e bellezza.

Ma la produzione di modelli scientifici sperimenta, oltre alla cera, anche altri materiali come la cartapesta, il legno, la terracotta, la pietra o il vetro. E ancora il connubio di arte e scienza nei dipinti di Bartolomeo Bimbi (1648-1729), pittore a servizio di Cosimo III de’Medici e poi dell’Elettrice Palatina, autore di numerose nature morte di fiori, frutti e meraviglie naturali, caratterizzate da un intento di catalogazione scientifica.

Per la riapertura del museo si è scelto il giorno del suo “compleanno”, evento che festeggia quest’anno anche il centenario dell’Università di Firenze.

L’itinerario dalla terra al cielo comprende nuovi percorsi. Come quello dedicato alle raccolte mineralogiche, che tornano alla Specola dopo un secolo e mezzo di esposizione nella sede di via La Pira.

Di eccezionale rilievo la Collezione medicea di pietre lavorate, una vera e propria “Wunderkammer“, camera delle meraviglie, che rievoca il collezionismo mediceo dal XV al XVIII secolo: tra le rarità due coppe in diaspro e una coppa in giada nefrite appartenute a Lorenzo il Magnifico, come riporta l’incisione Laurmed, ma anche la tazza in lapislazzuli a forma di conchiglia, citata anche dal Vasari, acquistata da Cosimo I nel 1563. La sezione dei minerali illustra l’evoluzione dei minerali attraverso i quattro miliardi e mezzo di storia della Terra e del Sistema Solare, dai pochi minerali delle meteoriti, alle migliaia di minerali oggi conosciuti. E consente di ammirare campioni unici al mondo: le tormaline ed ematiti dell’Elba, lo zolfo della Sicilia, gli enormi cristalli di topazio e acquamarina del Brasile.

Info su ingressi e prenotazioni su www.sma.unifi.it