Gurrieri
In questo modo, l’arte si fa messaggio, diventa strumento per esprimere emozioni e
narrazioni culturali, per divulgare anche un nuovo Umanesimo della sostenibilità": così
la Rettrice Alessandra Petrucci, aprendo il bel catalogo che accompagna la mostra
"Onofrio Pepe, i miti ritrovati", allestita in Rettorato a San Marco e nel cortile di Palazzo
Nonfinito, visibile fino a marzo. Pepe è presente da tempo in Ateneo, da quando la
Cassa di Risparmio (presidente Aureliano Benedetti) volle donare alla nostra Università
degli Studi la grande statua bronzea di Athena che ti saluta all’ingresso di San Marco. In
catalogo vi sono letture di Sergio Givone, Teobaldo Fortunato, Diego Salvadori e Frida Bazzocchi. Bellissime le foto delle opere, a cura di Giovanni Corti per ‘Mediart’. Pepe si fa guidare dai grandi miti del passato, mai piegato alle oscillazioni del gusto: riassorbe, reinterpreta, attualizza quei lontani archètipi provando a renderceli familiari, nonostante le
profonde trasformazioni della nostra società. Il “tumulto plastico” dei temi di Pepe ci
aggredisce e ci coinvolge rendendo le sue opere quasi di carne, fino a non poterci esimerci dal carezzarle. Sergio Givone, nella sua testimonianza in catalogo (Polistampa) ci dice che
"Pepe si fa guidare dalle “Metamorfosi” di Ovidio, principalmente, poi gli “Inni orfici”, le tragedie euripidee (...) Pepe fa sua la logica del mito e mostra di saper bene che mytos e logos, ben lungi dall’opporsi, sono strettamente intrecciati". Così, ecco proporsi in mostra il “Mito d’Europa” e il “Muro del mito”, con fauni, ninfe, Demetra e Kore, Icaro e
Dedalo, Orfeo e Euridice, Medusa, Eros, Teseo e il Minotauro, Europa e il toro, Fetonte, il Ratto d’Europa: quell’Europa – dice ancora la Rettrice – "in cui il nostro Ateneo è incardinato".