Dal 2021, a seguito degli interventi per l’eradicazione del ratto nero dall’isola di Pianosa, la presenza del Barbagianni si era ridotta fino a scomparire. Un “effetto collaterale”, negativo, ma previsto in sede progettuale per un’azione indispensabile alla tutela della biodiversità dell’isola. La presenza del ratto nero – specie introdotta involontariamente dall’uomo – negli anni aveva determinato forti squilibri sia nella fauna che nella flora dell’ex isola carceraria, ma costituiva la fonte di cibo principale per il Barbagianni. Quando qnuta a mancare, il rapace notturno è scomparso. Adesso però è stato fatto un passo avanti importante per la reintroduzione del Barbagianni, intervento iniziato nel 2023, che vede insieme Lipu Cruma Livorno e Parco Nazionale Arcipelago Toscano con il supporto di Ispra. Infatti cinque uova di Barbagianni (Tyto Alba) si sono schiuse a luglio sull’isola nel Parco nazionale dell’arcipelago toscano. Nel corso della primavera, infatti, una coppia reintrodotta sull’isola si è stabilita in uno dei nidi artificiali collocati dal Cruma, deponendo le cinque uova che si sono tutte schiuse. Non essendo mai venute meno le condizioni per la presenza della specie, ed anzi, essendo potenzialmente anche migliori, nel 2023 sono stati reintrodotti i primi quattro esemplari provenienti dal Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo (Cuneo). Dopo il rilascio graduale e un periodo di monitoraggio però, nessuno si è stabilito in modo permanente. Quest’anno un nuovo tentativo: sono stati individuati i siti migliori dove collocare ulteriori nidi artificiali: stanze di edifici abbandonati. Il Barbagianni ama nidificare in edifici diroccati o ruderi, meglio se in aree aperte, con possibilità di caccia. La fase seguente è stata l’effettivo rilascio di 4 individui, 2 maschi e 2 femmine. A uno dei maschi è stato applicato un GPS per rapaci notturni e in fase sperimentale, per tracciarne gli spostamenti. Uno strumento che ha permesso di individuare le aree di caccia, le abitudini notturne e la cassetta nido frequentata. Il maschio della coppia purtroppo è stato trovato deceduto qualche settimana dopo, ma un altro maschio l’ha rimpiazzato, e la coppia nuovamente formata è quella che si è riprodotta. La schiusa delle uova mostra che la presenza attuale di micromammiferi sull’isola è tale da garantire condizioni ottimali per la presenza del Barbagianni ma anche che si sta ristabilendo una biodiversità più ricca. Dei 5 pulli 3 si sono regolarmente involati dopo essere stati inanellati dai tecnici Ispra e del Cruma. Il progetto andrà avanti ancora un anno, poi saranno valutati i risultati e i dati raccolti. "La schiusa di 5 uova di Barbagianni a Pianosa - dice Giampiero Sammuri, presidente del Parco nazionale dell’arcipelago toscano – segna un passo significativo nell’impegno per la conservazione di biodiversità. Questo progetto di reintroduzione dimostra come la sinergia tra enti e le azioni mirate possano portare a risultati positivi". Nicola Maggi, responsabile del Cruma, aggiunge che "i primi dati sono molto incoraggianti. Confermano l’importante azione di conservazione svolta dal Cruma, e in generale dai centri recupero della fauna selvatica, verso le specie in declino o addirittura minacciate di estinzione".
Vivere LivornoIl ritorno del “fantasma“ di Pianosa: "Condizioni ottimali per il Barbagianni. Avanti col progetto di reintroduzione"