L’umano e il divino si fondono nelle opere di Riccardo Rossi (nella foto in alto), lo scultore massese che fu maestro di se stesso. La sua opera più famosa per i massesi è senza dubbio il cavallino in bronzo. La sua cultura artistica, prima scolastica poi da autodidatta, non riuscì mai a sottomessi alla logica degli anni in cui visse, contrassegnati dal periodo delle due guerre mondiali. Rossi amava osservare gli umili, gli animali domestici, gli oggetti dell’uso quotidiano trasformandoli in strumenti della più alta espressione artistica.
Appassionato lettore di Virgilio e di Pascoli, i cui versi citava spesso a memoria in molte delle sue opere come medaglie, bassorilievi o statue a tutto tondo, amava raccontare storie tratte dal mito, dall’agiografia, dalla cronaca ma sempre con occhio ironico e una partecipazione empatica che ne facevano un artista di originale valore.
La storia di questo scultore è stata raccontata anche in uno dei volumi della raccolta di Franco Frediani l’ultimo erede di una dinastia di stampatori lucchesi, ma massese di nascita, intitolata ‘Noti e meno noti’.
Riccardo Rossi è nato a Massa il 23 gennaio 1911, dopo aver frequentato le scuole dei Fratelli Cristiani si era iscritto all’istituto d’arte di Massa (oggi dedicato a Felice Palma), conseguendo il diploma negli anni Trenta. Subito dopo ha iniziato l’attività di scultore aprendo un modesto studio, "ma il servizio militare prima e la guerra d’Africa poi lo terranno lontano dal lavoro e dagli affetti", riporta Frediani. Nel ’31 frequenta la scuola allievi ufficiali di Moncalieri e nel ’35 è in Africa Orientale come tenente nel settantesimo regimento di fanteria.
Alla fine delle ostilità riprende a insegnare scultura all’istituto d’arte di Massa, ma allo scoppio della Seconda guerra mondiale è richiamato alle armi e costretto ad indossare di nuovo la divisa militare. Nel 1947 a Monte San Savino ad Arezzo si sposa con Eugenia Rossi, nella chiesa intitolata a Santa Maria delle Vertighe.
Ottenuto il trasferimento a Massa insegnò disegno professionale all’Accademia di belle arti di Carrara e all’istituto d’arte di Massa fino al 1976, non abbandonando mai l’attività scultorea nel laboratorio di via Giovanni Pascoli, e successivamente in quello di via Sopramonte. Gli ultimi anni della sua attività li dedicò principalmente alla medaglistica commemorativa.
Morì a Massa il 17 marzo del 1983 lasciando un patrimonio di oltre duecento sculture, disseminate in vari luoghi della città e un po’ in tutta la provincia. Su iniziativa di Franco Frediani in accordo con l’allora sindaco, Alessandro Volpi, alla figura dello scultore è stato intitolato il piazzale sulla cima del Monte di Pasta, che conserva la sua opera ‘Madonna dell’aviatore’. Il cavallino di bronzo è oggi ospitato davanti a villa Cuturi, a pochi passi dal pontile di Marina di Massa.
Alessandra Poggi