Spoleto, 11 settembre 2021 - Tra i tanti compositori della scuola napoletana, Leonardo Vinci (1690-1730) si mise in luce grazie a una serie di fortunate commedie e drammi seri per musica. Come altri autori si dedicò alla forma dell'intermezzo, che aveva la caratteristica di interrompere la rappresentazione di un'opera seria con teatro musicale di argomento brillante. Uno di questi è L'ammalato immaginario, scritto in occasione di L’Ernelinda, rappresentata il 4 novembre 1726. Il titolo non deve trarre in inganno: il lavoro di Vinci non ha alcuna relazione con la celebre commedia di Molière. In questo caso una giovane vedova si fa sposare da un uomo sciocco e ipocondiaco, anche grazie a un travestimento. A recuperare questa composizione in tempi moderni è stato il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”, grazie alla collaborazione con il Centro Studi Pergolesi, con l'allestimento nell'ambito della 75a stagione lirica al Teatro Caio Melisso. La recita (prima di tre) ha mostrato un ottimo affiatamento tra palco e musicisti.
La lettura scenica di Andrea Stanisci porta la vicenda ai nostri tempi con la giovane vedova Erighetta che tenta di accasarsi con Don Chilone, il quale passa il suo tempo in sedia a rotelle accudito dalla serva-badante (l'attrice mimo Diletta Masetti). E' il gioco a tre a dare il corretto movimento all'azione, anche perché è stata inserita una sorta di parentesi tra la seconda e terza parte, attingendo alle musiche dell’Ernelinda, per spiegare come tra i due personaggi nasca l'ostilità fino alla rottura. Il lavoro di concertazione di Pierfrancesco Borrelli (che ha trovato un ottimo partner in Davor Krkljus maestro al cembalo) ha evidenziato la bella scrittura di Vinci, compositore oggi poco conosciuto, sia per gli strumenti sia soprattutto per le voci. I giovani interpreti della prima rappresentazione, Giorgia Teodoro (Erighetta, soprano dall'eccellente agilità) e Alberto Petricca (Don Chilone, baritono di particolare potenza) si sono calati in pieno nei personaggi dimostrando di essere entrambi portati per il repertorio e la vocalità del primo settecento.
Grande festa per tutti da parte del pubblico, in attesa che l'intermezzo (abbinato al più noto La serva padrona di Giambattista Pergolesi) sia portato prossimamente in scena nei teatri dell'Umbria.