Pistoia, 21 febbraio 2016 - La società ha allestito una squadra tosta. La squadra tosta ha messo sotto avversari più titolati (arrivando anche al primo posto in classifica) facendo esaltare i tifosi. I tifosi non hanno mai lasciato soli i giocatori, nemmeno nelle trasferte più improbabili per distanza e difficoltà.
La città si è fatta affascinare dalla fede dei tifosi, dalla capacità di lottare della squadra e riconosce alla società i suoi meriti. I grandi nomi dell’industria, come Hitachi, sposano il progetto. Il «blocco Pistoia», società, squadra, tifosi e città, piacerebbe da matti a Paulo Sousa che da quando si è seduto sulla panchina della Fiorentina non ha fatto altro che ripetere che si vince soltanto tutti insieme.
Non solo, Pistoia sta dimostrando che ci sono anche successi senza punti o passaggi del turno. Venerdì la squadra ha perso sul parquet di Milano nella storica gara delle Final Eight di Coppa Italia, ma nessuno si è sognato di parlare di occasione persa, perché l’occasione di essere sulla ribalta dello sport nazionale a testa alta, tutti insieme, è stata colta eccome. In campo i giocatori hanno lottato fino alla fine pur non avendo cambi, i tifosi hanno sollecitato la città a partecipare, persino il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale ha offerto agli studenti la possibilità di uscire prima da scuola per vedere la partita in Tv. E tanti ne hanno approfittato.
Sugli spalti poi, in un giorno feriale, erano in 400. Oggi in Toscana è difficile trovare un «sistema» sportivo così compatto. Non a Siena, dove la città con la decandenza del basket ha subito uno choc, non a Livorno, dove Spinelli mette in vendita la società un giorno sì e l’altro pure. Nemmeno a Firenze, con una parte della tifoseria in aperto dissenso con i Della Valle. Forse Empoli vive una situazione simile, anche se l’ebbrezza della sorpresa è sicuramente inferiore. Pistoia invece vive un bel sogno, unita. Si diventa Capitale della cultura anche così.