RICCARDO GALLI
Calcio

Barone, l’ultimo giorno del dg ribelle. L’infarto, la paura e la morte. Joe e il sogno di una coppa

Il malore in ritiro e l’inutile corsa contro il tempo. Poi la situazione è precipitata

Joe Barone

Firenze, 19 marzo 2024 – Il suo sogno, anzi – il suo obiettivo vero e indiscutibile – era quello di alzare presto (meglio se prestissimo) una coppa. Una coppa che per lui, Joe Barone, come per Rocco Commisso, avrebbe avuto un valore particolare. Unico, storico, indelebile. Proprio come era stata la realizzazione del Viola Park. Barone, quel suo sogno (anzi, quel suo obiettivo), non lo realizzerà. La notizia della sua morte è arrivata nel pomeriggio, dopo i soccorsi, la speranza e la rassegnazione, l’ansia, vissute da chi gli è stato vicino all’ospedale San Raffaele di Milano dopo il ricovero d’urgenza, domenica sera, in seguito all’infarto accusato un paio d’ore prima che si giocasse Atalanta-Fiorentina.

Barone, nato in Sicilia, a Pozzallo, provincia di Ragusa, il 20 marzo del 1966 (mercoledì sarebbe stato il suo compleanno), all’età di 8 anni si era trasferito a New York, nel quartiere di Brooklyn, dove, una volta terminato gli studi, ha iniziato a lavorare nel settore bancario. Decisivo per la sua carriera – e anche per il suo sbarco nel mondo del calcio – l’incontro con Commisso che gli ha affidato ruoli dirigenziali prima ancora dell’acquisto della Fiorentina, dalla famiglia Della Valle. Barone era un manager di Mediacom, l’azienda-marchio della famiglia Commisso, e Rocco lo volle in un ruolo di primo piano nei New York Cosmos, di cui fu vicepresidente. Poi ecco l’avventura di Firenze. E l’inizio del sogno di riportare la Fiorentina in Europa (risultato ottenuto), di consegnare alla squadra e alla città un centro sportivo all’avanguardia come il Viola Park (missione compiuta) e di realizzare uno stadio privato di proprietà del club che, proprio come l’obiettivo di vincere una coppa, sono rimasti sogni infranti.

Legatissimo alla famiglia, alla moglie Camilla e i suoi quattro figli, Barone aveva deciso, insieme a Commisso che la gestione della Fiorentina sarebbe stata la sua ragione di vita. Come uomo di sport, ma anche come manager. Nella gestione dei contratti sportivi, come nella battaglia contro i procuratori per commissioni ritenute pesanti ed eccessive, il direttore generale aveva portato avanti confronti sempre molto aspri, tipici di un carattere che negli anni della gestione della Fiorentina hanno creato conflitti anche al limite.

La morte di Joe Barone apre anche scenari al momento obiettivamente difficili da leggere e interpretare sulla Fiorentina del futuro. Nel trimestre che accompagnerà la squadra alla fine di questa stagione (con la possibilità di mirare ancora a tre obiettivi importantissimi), la parte tecnica della Fiorentina potrebbe essere affidata alla guida di Daniele Pradè e di Nicolas Burdisso, con un ruolo nel management a una figura amministrativa che Commisso andrà a identificare fra i suoi uomini in Mediacom, negli Stati Uniti e l’apporto ’italiano’ di Alessandro Ferrari. Poi l’incognita del futuro più lontano quello su cui si accenderanno quando inizierà la stagione 2024/2025, ovvero quando Commisso avrà deciso il domani della sua Fiorentina.