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Calcio: dirigente delle giovanili, malato di Sla, picchiato da un genitore

Vergognosa aggressione ai danni del pistoiese Stefano Turchi, ex calciatore di Prato e Carrarese: gettato a terra e colpito da calci e pugni. “Penso di mollare tutto”

Stefano Turchi durante un'iniziativa benefica contro la Sla (Attalmi)

Bergamo, 4 aprile 2023 – L’ex calciatore pistoiese Stefano Turchi (che ha vestito, tra le altre, le maglie di Prato, Carrarese, Vis Pesaro, Ancona, Forlì) è stato vittima di una vergognosa aggressione. Turchi è responsabile del settore giovanile agonistico della squadra di Brusaporto (in provincia di Bergamo) e a rendere ancora più vergognoso l’episodio è il fatto che è costretto sulla sedia a rotelle a causa della Sla (sclerosi laterale amiotrofica).

Turchi  è stato aggredito con calci e pugni da uno dei genitori dei ragazzi della squadra avversaria, l'Uesse Sarnico. L'episodio domenica scorsa, al termine della partita tra le due squadre, valido per il campionato Allievi Élite Under 17 e disputata sul campo di Albano Sant'Alessandro. Turchi, ex esterno destro protagonista della promozione in Serie A dell'Ancona nel 1991, nel 2009 aveva rivelato di essere affetto da due anni da Sla, malattia neurodegenerativa che ha colpito diversi giocatori italiani e che lo costringe sulla carrozzina perché ha gravi difficoltà a deambulare. L'ex giocatore di 54 anni ha sporto denuncia ai carabinieri di Grumello del Monte, dopo essere stato medicato all'ospedale di Seriate a causa delle ferite riportate. Al Pronto soccorso è stato sottoposto a una Tac, che gli ha rivelato un trauma cranico.

Domenica Turchi si trovava ad Albano per seguire i suoi ragazzi dell'Under 17: la gara è terminata uno a uno e la tensione era piuttosto evidente, sia in campo sia sugli spalti, perché entrambe le squadre giovanili erano in vetta alla classifica. Al termine del primo tempo, un giocatore dell'Uesse Sarnico si è sentito male e ha chiesto all'allenatore di essere sostituito. A quel punto il padre del giovane - stando alla denuncia di Turchi - è entrato in macchina nell'area riservata alle società per prendere il figlio e portarlo a casa. Nel frattempo, però, il ragazzo si era ripreso e ha chiesto di restare con i compagni, sedendosi in panchina. Il genitore è quindi rimasto a seguire il resto della gara dietro una delle porte, in posizione 'privilegiata’ a bordo campo, senza nemmeno riportare fuori l'auto dall'area riservata. La situazione però ha iniziato a infiammarsi, in campo e fuori: il genitore avrebbe continuato a seguire la partita 'aggrappato’ alla rete di recinzione del campo, così come lo stesso Turchi, il quale per limitati periodi di tempo riesce a spostarsi (solitamente segue le partite seduto sul cofano della sua auto o direttamente in macchina). Vedendo l'uomo scaldarsi, Turchi ha tentato - ha raccontato - di calmarlo, ma come risposta è stato aggredito dallo stesso genitore. Turchi non era chiaramente in condizioni fisiche di difendersi: ha spiegato di essere finito a terra, è stato aggredito con calci e pugni dal genitore infuriato, che si è sfogato anche contro la vettura del dirigente, causando notevoli danni. A bloccare l'aggressione sono intervenuti alcuni dirigenti del Brusaporto che hanno assistito alla scena: saranno tra i testimoni citati nella querela depositata dall'ex calciatore ai carabinieri. «Sto pensando di abbandonare tutto, di farmi indietro, nonostante tutta la mia vita sia stata dedicata al calcio, anche se sarebbe una sconfitta per me, sia come uomo, sia come sportivo e anche come portatore di handicap. Ma se devo rischiare la vita andando a seguire una partita di calcio, non ne vale la pena», ha commentato.