Firenze, 4 febbraio 2024 - La scomparsa di Kurt Hamrin ha gettato un velo cupo su Firenze. Di quelle domeniche senza partite, dove il cielo è grigio e non senti il bisogno di un pugno nello stomaco. Perché Kurt rappresenta la Fiorentina. Il voler rimanere a Firenze per sempre. Ha vissuto fino agli ultimi giorni in zona Coverciano, dove fino a qualche anno fa insegnava ai bambini a giocare a calcio. Umile. Fin troppo per chi faceva impazzire le difese avversarie. Soprannominato 'Uccellino' per la leggerezza con la quale si muoveva in campo. Lo schiaffo che ha colpito i fiorentini stamani ha fatto male. Insieme a lui se ne va un altro pezzetto di quel calcio oggi ormai troppo lontano.
Non è passato molto tempo dalla scomparsa di Gigi Riva. Che ha rappresentato per Cagliari e la Sardegna quel che Kurt ha significato per Firenze. A gennaio se n'è andato Franz Beckenbauer. Messi insieme, tre fra i più grandi calciatori che la storia ricordi. Momento così, anche di riflessione. Persone e non personaggi. Differenza sottile, poi nemmeno troppo. Prendete Hamrin. Prima di essere calciatore fu operaio e zincografo per un giornale svedese, quando l’aria era ancora impregnata di acre odore di guerra. Impensabile che oggi un giovane atleta possa fare un percorso simile. Epoche diverse, business opposti. Lo stesso ex calciatore svedese - pur essendo stato per l'epoca uno dei più grandi - a fine carriera dovette rimettersi a lavorare importando ed esportando tra Svezia e Italia oggetti in ceramica.
Diverso il gioco stesso. Diverse le tattiche. Pochissime telecamere. Nell'epoca dilagante dei social quello di allora è un calcio che i più giovani non possono immaginare. E nemmeno comprendere. Erano gli anni in cui Hamrin era l'idolo calcistico di Paolo Rossi, un altro andato troppo presto a giocare un po' più in là. Nessuno ha fatto bene come loro. Riva è il capocannoniere all time della Nazionale con 35 gol. Passeranno decenni prima che qualcuno fra i calciatori in attività possa avvicinarsi a quella quota. Probabilmente non è neanche nato. Restano giornate uggiose anche da raccontare, con il calcio (quello vero) che pezzo dopo pezzo perde sempre un po' di più di quella magia romantica. Troppo spesso calpestata da vizi e interessi. Restano le foto in bianco e nero. I ricordi sbiaditi. Proprio quelli che il calcio moderno pian piano si sta divorando.
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