Canapa alleata nella guerra al keu: "Può abbattere i veleni del cromo"

L’esperto: "Uno studio di Università di Pisa e Consorzio dimostra la sua efficacia, si aprono nuovi scenari"

Canapa alleata nella guerra al keu: "Può abbattere i veleni del  cromo"

Canapa alleata nella guerra al keu: "Può abbattere i veleni del cromo"

E’ dalla canapa che arriva una speranza per bonificare le acque contaminate dal Keu. Ovvero il residuo di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli che è stato messo sotto la lente da un’indagine della magistratura in quanto finito a tonnellate in provincia di Pisa e in mezza Toscana con una modalità di recupero non consentita. Un caso giudiziario quello delle terre avvelenate (la direzione distrettuale antimafia di Firenze ha chiesto il processo per 24 persone tra imprenditori, politici e dirigenti pubblici), ma anche una vicenda al centro di studi e ricerche. Infatti, alcuni mesi fa, sono stati pubblicati i primi risultati delle ricerche seguite all’accordo siglato tra Arpat, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, e il dipartimento di scienze della terra dell’Università di Pisa per analizzare e campionare la qualità delle acque, dei terreni e le relative contaminazioni da Keu che è stato impiegato in attività edilizie e come sottofondi stradali in diverse opere in Toscana (fra i casi più eclatanti quello che riguarda la strada regionale 429 nell’empolese, ma ci sono siti interessati da Keu anche a Pontedera e Arezzo) nonostante non ne fosse consentita tale modalità perché avrebbe potuto rilasciare nel suolo e nelle acque sotterranee significative concentrazioni di metalli pesanti. Come il cromo. Ma cos’è emerso? E’ emerso che il Keu al momento della sua produzione contiene cromo esclusivamente trivalente. Ma in presenza di determinate condizioni – che sono le più comuni, cioè ossigeno atmosferico e pioggia – si ossida a esavalente. E il cromo esavalente è uno dei più pericolosi contaminanti ambientali, è tossico. E cosa può farci la canapa?

"Sono stati effettuati esperimenti preliminari sulle potenzialità dei prodotti della lavorazione della canapa nel rimuovere il cromo esavalente presente in acque contaminate – spiega Giuseppe Vitiello, presidente del Consorzio per la tutela e valorizzazione della canapa sativa di tradizione italiana – con particolare riguardo alla possibilità di mitigare la contaminazione da cromo esavalente rilasciato alla fase acquosa dalla lisciviazione dei prodotti di pirolisi derivati dal trattamento di fanghi conciari (Keu, granulato sinterizzato)". Uno studio frutto dell’attività di ricerca congiunta tra il dipartimento di scienze della terra dell’Università di Pisa e il consorzio". Gli esperimenti sono stati condotti utilizzando fibre di canapa, canapulo e semi di canapa. I risultati aprono nuovi scenari: "I risultati mostrano come sia i semi macinati ma soprattutto il canapulo abbattano, in maniera molto efficace, la quantità di cromo esavalente presente nella fase acquosa – prosegue l’ingegner Vitiello –. Di fatto il canapulo, in particolare, crea un ambiente chimico capace di riportare il cromo dalla fase esavalente, nella quale è un pericoloso cancerogeno, a quella trivalente nella quale si blocca e si mineralizza".

Sono stati inoltre effettuati esperimenti "in microcosmo", ovvero simulando in laboratorio gli effetti dell’infiltrazione di acque piovane (acqua distillata) in un suolo contaminato da Keu con l’aggiunta di canapulo. "Risultati davvero significativi – prosegue l’ingegner Vitiello al timone del Consorzio che aggrega i produttori di canapa e promuove lo sviluppo della filiera – grazie ai quali potremo avviare, in collaborazione anche con aziende specializzate nelle bonifiche ambientali, apposite iniziative pilota nelle aree della Toscana attualmente contaminate dal cromo esavalente". Così è stata presentata anche la domanda di brevetto sul "metodo per rimuovere cromo esavalente da acque e terreni contaminate".

Carlo Baroni